Hanno usato il più banale dei luoghi comuni, gli ignoti che nottetempo hanno imbrattato le mura del vescovado di Locri. «Più lavoro meno sbirri» hanno lasciato scritto all’indomani delle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Parole che definivano la mafia «senza onore né coraggio». E non ci vuole coraggio per attaccare, nascondendosi, quanti sono andati fino in Calabria per la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie. Per scrivere, sullo stesso muro della struttura calabrese, «don Ciotti sbirro». Abituati ad agire nell’ombra gli autori delle scritte dimenticano e vogliono far dimenticare che proprio le mafie tolgono lavoro e dignità ai territori. Impediscono lo sviluppo. Bloccano le iniziative di cambiamento. Tengono in ostaggio popolazioni e, spesso, istituzioni. Lo ha detto bene Mattarella: «La lotta alla mafia riguarda tutti. La sua presenza è ancora forte. Controlla attività economiche legali e illegali, tenta di dominare pezzi di territorio, cerca di arruolare in ogni ambiente. Bisogna azzerare le zone grigie, terreno di coltura di tante trame corruttive».
Intanto si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà a don Ciotti e di indignazione contro il messaggio lanciato dalle scritte. Tra le prime a intervenire Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia. «Questa scritta ci inquieta moltissimo», ha dichiarato, «soprattutto il giorno dopo le parole del presidente Mattarella, che ha richiamato a prosciugare quella “zona grigia” abitata da chi non è mafioso ma non combatte le mafie. È vero, per sconfiggere la 'Ndrangheta ci vuole più lavoro, ma non meno poliziotti o meno magistrati. Ci vuole più lavoro, più cultura, ma si deve respingere ogni atteggiamento giustificatorio. La 'Ndrangheta e le mafie non possono mai essere giustificate. Assolutamente no, sarebbe gravissimo ed inaccettabile».
Pronto anche il comunicato della curia che, dopo aver sottolineato che «la Chiesa di Locri-Gerace, sulla scia del Magistero, delle indicazioni del Santo Padre e delle determinazioni dell'Episcopato calabro continuerà senza indugi a perseguire la strada indicata dal Vangelo, che non ammette nessuna forma di violenza e di prevaricazione, ribadendo che
chiunque aderisce ad associazioni criminali si pone fuori dalla comunità cristiana», rinnova «l'invito a non lasciarci intimorire da alcuna forma di minacce e a partecipare con entusiasmo alla Giornata della Memoria e dell'Impegno che si terrà domani, con la marcia che partirà dal Lungomare di Locri». E infine aggiunge:
«In merito alle scritte minacciose e ingiuriose contro don Luigi Ciotti, apparse questa mattina sui muri dell'Episcopio e in altri luoghi di Locri, la comunità diocesana attraverso il vescovo, monsignor Francesco Oliva, esprime piena e convinta solidarietà a don Luigi. Apprezza e sostiene l'impegno e la scelta fatta da Libera di tenere a Locri la manifestazione principale della Giornata della Memoria e dell'Impegno del 2017. Locri si trova al centro di un territorio in cui troppo a lungo la mafia ha spadroneggiato, creando sudditanze psicologiche, morte e illegalità di ogni genere. In quest'area, tra gli altri, esistono due grossi problemi: il primo tocca l'ordine pubblico e la tutela della legalità. Le forze dell'ordine sono costantemente impegnate in un'azione di controllo e di contrasto al fenomeno della 'ndrangheta molto pervasivo e presente nel territorio; il secondo è legato al
bisogno di lavoro che qui è più il privilegio di alcuni e non un diritto riconosciuto a tutti. A ognuno spetta un lavoro onesto e dignitoso e nessuno deve ricorrere al caporale o al boss di turno per veder soddisfatto un tale diritto. Non accettiamo che sia la 'ndrangheta a regolare la vita sociale e a dare occupazione a chi vuole».