Gradirei una risposta in merito al suono delle campane. Nel mio paese in provincia di Udine ho inoltrato un esposto per regolamentarlo, poiché il suono è eccessivo e prolungato (4 minuti la domenica e 3 minuti durante la settimana), con doppio battito delle ore (compresa la notte). Lo stesso vescovo nel 1995 invitava i parroci a regolamentare il suono delle campane limitandolo alla liturgia ed eliminandolo nelle ore notturne dopo le ore 21. Inoltre consigliava di ridurre il suono per non infrangere troppo i decibel consentiti. Ebbene, nulla è stato fatto.
Non capisco come il rispetto di una legge, che parla chiaro ed è sostenuta da una delibera del Comune, avallata anche dal vescovo, sia completamente ignorato dal parroco. La tradizione non è buon senso, qui si mette a repentaglio la salute dei cittadini. Che potete dire in proposito?
LETTERA FIRMATA
Nella storia della Chiesa l’uso delle campane ha una lunga tradizione, attestata n dal V secolo. Il loro suono serviva per convocare i fedeli alla preghiera, in particolare alla celebrazione della Messa e degli altri sacramenti. Man mano si sono aggiunti anche altri significati: un segno per scandire i principali momenti della giornata (al mattino, all’Angelus, al vespro) o per indicare alcuni momenti della vita della comunità, come feste, pericoli imminenti, la morte di qualcuno. Oggi questi aspetti più di tipo informativo e civile sono in parte superati da altri mezzi. Tuttavia, il suono delle campane, specialmente in un paese, è ancora molto utile a tanti e anche bello da sentire. L’importante è non esagerare e non recare danni alla salute. L’uso liturgico delle campane è un’espressione della libertà di culto, riconosciuto anche dal Concordato tra Stato e Chiesa. Allo stesso modo è accettabile che il suono delle campane segnali alcuni momenti della giornata ed eventi signicativi per la comunità. Per il resto si possono trovare soluzioni che evitino contenziosi per inquinamento acustico. Ad esempio non far durare troppo a lungo il suono, regolarne l’intensità, evitare le ore notturne. In ogni diocesi è il vescovo a dare disposizioni in questo senso.