Liturgia del giorno:
Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42
Nicola di Flüe, patrono della Svizzera, nacque nel 1417 nel cantone di Obwalden da una famiglia di agricoltori. Pur sentendosi attratto alla vita religiosa, per obbedire ai genitori sposò Dorotea Wyss, dalla quale ebbe dieci figli. Nominato podestà di Sachseln, consigliere e giudice cantonale e deputato alla Dieta federale, tra il 1433 e il 1460 prese parte a diverse campagne militari, adoperandosi dovunque per un trattamento umano al nemico vinto, per risparmiare chiese e conventi e per proteggere donne e bambini. Poiché la chiamata divina si faceva in lui sempre più forte, col consenso della moglie scelse come dimora il Ranft, un burrone solitario dove nel 1468 i suoi compaesani gli costruirono una cella da eremita con una cappella: da lì Nicola non uscirà se non per recarsi in chiesa a Sachseln e, per tre volte, allo scopo di salvare la Svizzera, minacciata nel 1473 dall’Austria, sconvolta nel 1481 da una guerra civile, ed entrata in conflitto nel 1482 con la città di Costanza. I suoi interventi per conservare la pace ebbero un effetto che durò per secoli e valsero al santo il titolo di “Padre della Patria”. Clamoroso è poi il fatto che per i 19 anni e mezzo passati nell’eremo del Ranft, egli visse nutrendosi della sola Comunione: un digiuno miracoloso, esaminato dalla Chiesa e dalle autorità civili, che è storicamente provato con assoluta certezza. Lo stesso è accaduto alla SdD Teresa Neumann. Al suo eremo accorrevano personalità eminenti della Chiesa e dello Stato, oltre a gente del popolo, per chiedere consiglio. Nicola morì il 21 marzo 1487. Il processo canonico, apertosi nel 1587, per cause legate a eventi che coinvolsero anche la Chiesa poté continuare solo nel 1669, quando Clemente IX permise la venerazione pubblica di Nicola per il cantone di Obwalden, estesa poi da Clemente X a tutta la Svizzera, e si concluse il 15 maggio 1947 quando Pio XII canonizzò Nicola di Flüe dichiarandolo patrono principale della Svizzera.