La santità di Giovanni XXIII è un “grande dono” per la Chiesa: lo ha affermato papa Francesco in una lettera inviata a L’Eco di Bergamo nell’imminenza della canonizzazione di papa Roncalli, che da sacerdote fu “apprezzato collaboratore” del giornale.
Jorge Mario Bergoglio ha scritto non solo ai cattolici “ma anche a coloro che non appartengono alla Chiesa e all’intera comunità civile” per ringraziare il Signore “per il grande dono” che la santità di Giovanni XXIII “è stata per la Chiesa universale”. Il Papa ha incoraggiato “a custodire la memoria del terreno nel quale essa è germinata: un terreno fatto di profonda fede vissuta nel quotidiano, di famiglie povere ma unite dall’amore del Signore, di comunità capaci di condivisione nella semplicità”.
“So quanto bene volete a Papa Giovanni, e quanto lui ne voleva alla sua terra – ha scritto tra l'altro papa Francesco - Dal giorno della sua elezione al Pontificato, il nome di Bergamo e di Sotto il Monte”, dove è nato il 25 novembre 1881, “sono diventati familiari in tutto il mondo e ancora oggi, a più di cinquant’anni di distanza, essi sono associati al suo volto sorridente e alla sua tenerezza di padre”. “Certo – ha proseguito Bergoglio - da allora il mondo è cambiato, e nuove sono anche le sfide per la missione della comunità cristiana. Tuttavia, quell’eredità può ispirare ancora oggi una Chiesa chiamata a vivere la dolce e confortante gioia di evangelizzare, ad essere compagna del cammino di ogni uomo, ‘fontana del villaggio’ alla quale tutti possono attingere l’acqua fresca del Vangelo. Il rinnovamento voluto dal Concilio Ecumenico Vaticano II – osserva - ha aperto la strada, ed è una gioia speciale che la canonizzazione di Papa Roncalli avvenga assieme a quella del beato Giovanni Paolo II, che tale rinnovamento ha portato avanti nel suo lungo pontificato”.
Il Pontefice si è detto "certo che anche la società civile potrà sempre trovare ispirazione dalla vita del Papa bergamasco e dall’ambiente che lo ha generato, ricercando modalità nuove ed adatte ai tempi per edificare una convivenza basata sui valori perenni della fraternità e della solidarietà”.
Roma si prepara alle canonizzazioni di papa Roncalli e di papa Wojtyla. Qui e nella foto in alto due particolari di come si presenta, oggi, Piazza San Pietro, Foto Ansa.
Papa Francesco ha anche realizzato un videomessaggio trasmesso ieri sera, 24 aprile, dalla tv e dalla radio nazionale polacca. "Sono felice di proclamare” la “santità” di Karol Wojtyla, “grande uomo e Papa”. Francesco ha esordito così rivolgendosi ai connazionali di Giovanni Paolo II, esprimendo subito la sua personale gratitudine per il dono del Pontefice polacco: “Sono grato a Giovanni Paolo II, come tutti i membri del Popolo di Dio, per il suo instancabile servizio, la sua guida spirituale, per aver introdotto la Chiesa nel terzo millennio della fede e per la sua straordinaria testimonianza di santità”.
Ha quindi rammentato quanto Benedetto XVI disse del suo predecessore il giorno della beatificazione, tre anni fa. Giovanni Paolo II, ha rilevato Francesco, chiedeva a tutti “di non avere paura e di spalancare le porte a Cristo”, cosa che egli stesso "ha fatto per primo”. “Ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile”:“‘Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia della libertà’ (Omelia, 1 maggio 2011). Mi identifico pienamente con queste parole”.
Papa Francesco non ha mancato di ricordare che “Karol Wojtyła è cresciuto al servizio di Cristo e della Chiesa nella sua patria, la Polonia”. Lì, ha detto, “si è formato il suo cuore, cuore che poi si è dilatato alla dimensione universale, prima partecipando al Concilio Vaticano II, e soprattutto dopo il 16 ottobre del 1978, perché in esso trovassero posto tutte le nazioni, le lingue e le culture”:“Giovanni Paolo II si è fatto tutto a tutti. Ringrazio il popolo polacco e la Chiesa in Polonia per il dono di Giovanni Paolo II. Tutti siamo stati arricchiti da questo dono. Giovanni Paolo II continua ad ispirarci. Ci ispirano le sue parole, i suoi scritti, i suoi gesti, il suo stile di servizio. Ci ispira la sua sofferenza vissuta con speranza eroica. Ci ispira il suo totale affidarsi a Cristo, Redentore dell’uomo, e alla Madre di Dio”.