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venerdì 11 ottobre 2024
 
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Il nostro Angelo, il nostro Karol
la parola ai lettori

26/04/2014  Ci hanno scritto in tanti. Continuate a farlo commentando con noi quest'appuntamento storico. C'è chi ha avuto modo di conoscerne uno personalmente. Chi è rimasto comunque toccato da entrambi, chi li prega spesso. Chi conserva un ricordo preciso che rimanda ai due Papi santi.

L'appuntamento è per domani, in piazza San Pietro, dalle 9 in poi. Un giorno per due Papi. Entrambi santi. Angelo Giuseppe Roncalli, il Pontefice che ideò, volle e aprì il Concilio, morto nel '63,  e Karol Wojtyla, - il Papa della Guerra fredda e poi della globalizzazione, il Papa missionario, morto nel 2005, vengono canonizzati insieme per volere di un loro successore, l'argentino Jorge Mario Bergoglio, papa Francesco. Molto è stato scritto. Molto verrà detto. In fedeltà al dialogo che sin dalla sua nascita lega Famiglia Cristiana ai suoi lettori vi abbiamo chiesto di renderci partecipi di un vostro ricordo, di una vostra riflessione. Avete risposto numerosi.  Gli interventi integrali, insieme alle nostre interviste, ai nostri reportage, ai nostri servizi, li potete leggere nel canale dedicato alle Canonizzazioni. Qui proviamo a fornire una lettura sintetica e ragionata dei vostri messaggi.

IO L'HO CONOSCIUTO. QUEL GIORNO INCONTRAI WOJTYLA

«Nel dicembre del 1994 io, mia moglie e le nostre quattro bambine, siamo stati al Gemelli per un corso di aggiornamento sul metodo Billings con i coniugi Billings», scrive Francesco il 25 aprile. «Alla fine del corso tutti i partecipanti siamo stati ricevuti in udienza privata dal Santo Padre. Allora abbiamo ricevuto l'indimenticabile dono quando Giovanni Paolo ha abbracciato e baciato una per una le mie figlie». «Ricordo quando l'ho visto di persona durante la visita che fece alla mia parrocchia di Roma. Mi sembrò altissimo, un gigante fra di noi , piccoli nani della fede», interviene Dante. Che aggiunge: «Lo ricordo nella sua omelia in Sicilia, in cui si rivolse ai mafiosi. Un grande uomo e un grande Papa, che non aveva paura di dire la verità». 

«Quando ha visitato il nuovo seminario a Lecce nel 1994,è passato accanto a me con la papa mobile; i suoi occhi, il suo sorriso li ho ancora stampati nella mia mente e non li dimenticherò mai», annota Fabrizio. E Antonio rammenta quel giorno del 2000,  quando nell'aula Nervi partecipò a uno dei tanti appuntamenti giubilari: «mi fa cenno di avvicinarmi, mi prende la mano tra le sue grandi mani e mi chiede da dove venissi,"Napoli,Santità" "Adoro Napoli e i napoletani, benedico te e tutti loro, prima o poi verrò a Napoli." Non dimenticherò mai i suoi occhi nei miei».

«Sono diacono e ho conosciuto san Giovanni Paolo II da cardinale, in Polonia, nel 1978», afferma Calogero: «Nel 1993, a Caltanissetta, sono stato diacono di servizio di Giovanni Paolo II. È difficile spiegare questa mia felice esperienza e le emozioni». «A Bologna, nell'ottobre  1997, eravamo vicini alle transenne e i suoi occhi ci hanno visto; non li dimenticherò mai. W Giovanni Paolo II»,  esclama Patrizia. Infine, Paolo: «Sono stato catturato da quando incrociai il suo sguardo e mi ha stretto la mano durante l’udienza in Piazza San Pietro il 17 ottobre del 1990 alla quale ero presente con mia moglie in qualità di novelli sposi». 

NON HO CONOSCIUTO RONCALLI, MA E' COME FOSSE MIO AMICO DA SEMPRE

«Non ho conosciuto Giovanni XXIII, essendo nato nel 1965», scrive Alberto. «Riprendo le parole di mia nonna, quando avendo visto all'età di 7 anni un ritratto del Papa, gli chiesi chi fosse : " la bontà fatta persona ". Metterei la sua ultima enciclica Pacem in terris come costituzione di tutta l'umanità. Grazie per insegnarci che la bontà, il bene, 'umiltà vince l'odio e il male e grazie soprattutto per il Concilio».

«Ero piccolina nel periodo in cui è stato Papa, comunque  tutti i miei familiari ne parlavano bene, finalmente un Papa che non desiderava i fasti, ma la vicinanza delle persone», annota Gabriella.« Il suo sorriso bonario ed i suoi occhi limpidi sono stati il suo lasciapassare verso il cielo....tutti hanno amato molto la sua umiltà....non c'è bisogno dei miracoli per constatare la sua santità».

«Ogni mattino la nonna mi prendeva in braccio per dare il bacetto al Papa buono che era rappresentato sulla porcellana», aggiunge Romana, «gli accarezzavamo la guancia, presente ogni giorno, con noi». E Franco puntualizza: «Ricordo da bambino, alla fine del mese di maggio si recitava il Santo rosario alla sera davanti alla statua della Madonna, di fronte alla scuola elementare Mazzini di Bassano del Grappa. Da Roma giungevano le notizie sulle condizioni sempre più gravi di salute di Papa Giovanni... si pregava, si piangeva, si sperava!!!».

LO SENTO VICINO. ANZI, ME LI SENTO ACCANTO ENTRAMBI

Paola è sicura: «Giovanni Paolo II mi ha sostenuto nei miei molteplici ricoveri ospedalieri. Mi sono aggrappata a Lui in quegli anni, ho imparato i misteri del rosario che dicevo in silenzio nel mio letto degli ospedali dove mi trovavo, nei vari reparti ospedalieri. Non avevo la corona del rosario e usavo le dita. Quando dimenticavo i misteri, dicevo " nel primo mistero di questo giorno", e così via».

«Nel '63 avevo 10 anni, vidi mia madre piangere perchè era morto il "Papa buono", ma non compresi il motivo di quel pianto», racconta Matteo. «Il 5 aprile 2005, dopo dodici ore di fila, io e mia figlia scoppiammo in lacrime davanti al "nostro" Papa che era morto».

La testimonianza di Stella ci aiuta a concludere questo rapido peregrinare tra le vostre lettere:  «Sinceramente, io non mi  ricordo papa Giovanni, ma i miei genitori mi dicono che è stato un grande Papa, come Giovanni Paolo II. Benedite tutti noi dall'alto dei cieli».

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«Karol Wojtyla, padre e profeta»
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