In via della Conciliazione l’alba sorge su un tappeto umano di sacchi
a pelo, teli termici, coperte di pile. Spuntano dai lembi ciocche di
capelli castani, neri, ma anche grigi e bianchi. Bandiere sventolanti
di ogni nazione, polacche soprattutto, comprese quelle di Solidarnosc.
Un boato della folla saluta l’accensione di prova dei maxischermi, ma
nel frattempo dalle vie laterali cominciano a fluire migliaia di
persone che attendevano in piedi dalle tre del mattino di poter
entrare nella via.
Cielo plumbeo sopra i fedeli arrivati da ogni parte
del mondo per partecipare alla Messa di canonizzazione dei due papi,
che guardano la piazza riempirsi dai loro arazzi appesi ai loggioni venerdì.
L’attesa della notte, trascorsa in piedi per molti, viene interrotta
da canti mariani intonati da giovani di Barcellona come da un gruppo
di vietnamiti trapiantati negli States. Risponde un gruppo di ragazzi
che ritmano in coro “Giovanni Paolo!”.
In via della Traspontina anche
un pannello appeso al palazzo che chiede giustizia per Emanuela
Orlandi, la cittadina vaticana rapita per cui papa Woytjla lanciò
numerosi appelli rimasti, purtroppo, ancora senza risposta.
Tamburelli, cornetti che spuntano dagli zaini. Qualcuno prega il
rosario, altri guardano verso la piazza con la nostalgia di non averla
raggiunta. Da Toronto pellegrini con lontani parenti italiani provano
a parlare un po’ nella nostra lingua, con un improbabile accento
abruzzese. Gli scalini della chiesa di Santa Maria della Traspontina
sono un accampamento all’aperto.
Poco distante, Miriam, cinque anni,
arrivata da Trapani con i genitori, decide finalmente di abbandonare
le braccia del papà per sedersi su un free press a terra, a mò di
tappetino.
La fermata Ottaviano della metropolitana continua a sfornare
pellegrini a go go, fra i sorrisi dei volontari della protezione
civile e anche delle Forze dell’ordine, che allargano al centro di via
della Conciliazione il corridoio centrale. Chissà che papa Francesco
non decida di fare una delle sue improvvisate e di passare anche di
qua, prima o dopo la concelebrazione solenne.
Intanto i maxischermi continuano a proiettare in varie lingue messaggi
rassicuranti, invitando le persone a procedere con calma. In tanti,
però, cercano di avvicinarsi il più possibile alla piazza.
C’è chi si
accontenta di un seggiolino portatile e di uno spicchio di
sampietrini. Poi ci sono gli instancabili sbandieratori, orgogliosi
della loro Germania, Irlanda, Spagna, Olanda. Palloncini bianchi e
gialli, stendardi, un tripudio di colori. Qualche spintone per
guadagnare un posto “migliore”. Ma alla fine prevale la stanchezza,
insieme alla gioia e alla voglia di condividere con il mondo intorno
un evento unico nella storia, forse irripetibile, finora inedito. Che
vedrà tra gli spettatori anche i gabbiani e le rondini che si
rincorrono tra un palazzo e l’altro di via della Conciliazione.