«Tutto quello che faccio è solo per carità». Queste sono le parole di padre Giuseppe Girotti per giustificare con il priore del convento di San Domenico a Torino il suo andare e venire carico di pacchi. C’è la guerra, in città i nemici peggiori sono freddo e fame. Padre Giuseppe si prodiga per procurare cibo e vestiti per i poveri. Mesi dopo, con la calata in Italia dei nazisti a caccia di ebrei da mandare nei campi di sterminio, sarà naturale per lui offrire aiuto e asilo ai “fratelli maggiori”.
Uno di questi è un medico. Si chiama Giuseppe Diena,un professore universitario celebre sotto la Mole come il “medico dei poveri”. Vive nascosto in casa di amici. Una spia sa dell’amicizia con il religioso domenicano, avverte la polizia fascista che organizza una trappola e li arresta insieme il 29 agosto 1944. La strada per entrambi è segnata: il lager. Padre Giuseppe finirà i suoi giorni con un triangolo rosso sul petto, a Dachau. Morirà da solo, forse avvelenato con un’iniezione di benzina, il 1° aprile 1945. È la domenica di Pasqua, mancano poche settimane all’arrivo degli americani.
Padre Giuseppe Girotti viene proclamato beato sabato 26 aprile nella
cattedrale di Alba, la città dove nacque il 19 luglio 1905. Lo innalza agli altari il cardinale Giovanni Coppa, anch’egli albese, insieme al vescovo, monsignor Giacomo Lanzetti,
il quale nella presentazione di una recente biografia, redatta da
Valerio Morello,scrive: «La figura di padre Girotti riserva una forte
carica di modernità» per chiunque ne incontri la testimonianza.Un
messaggio raccolto negli ultimi anni dall’associazione a lui intitolata,
animata da Renato Vai e dal Centro culturale San Giuseppe. Un messaggio
che ha fatto breccia anche tra i ragazzi della scuola media
Vida-Pertini, i quali guidati da Vincenzo Merlo hanno girato e montato
un documentario di grande impatto: Causa dell’arresto: aiuto agli ebrei.
La vita di Giuseppe Girotti si addice poco a un’agiografia. Le
testimonianze lo ritraggono vivace, pronto allo scherzo, con un volto da
fanciullo. È un uomo di scienza, studioso della Bibbia, che parla con
gli umili in dialetto. Prima della guerra visita con regolarità
l’ospizio dei Poveri vecchi a Torino. È anche poco rispettoso delle
regole di comportamento esteriore. Piccole cose, ma che gli procurano
delle noie con i superiori. L’abito è trasandato, non disdegna qualche
sigaretta. Ad Alba si racconta che qualche pacchetto non mancava mai di
regalarglielo don Natale Bussi,un teologo all’epoca famoso.
Padre Pio Giuseppe Marcato, anch'egli domenicano, docente di Teologia
dogmatica e assistente spirituale di tanti gruppi famiglia della
diocesi di Torino racconta: «In quegli anni i giovani religiosi
volevano ritornare alle primitive regole. Padre Giuseppe vedeva questi
aspetti non così essenziali.Né era così puntuale e preciso, come
pretendeva una certa mentalità dell’epoca. Andava a curare i vecchietti.
Non teneva il cappuccio in testa. Avessimo avuto, però, tanti frati
come lui!».
Oggi, com’è ricordato?«Padre Girotti aveva frequentato l’École biblique a
Gerusalemme ed era professore di Sacra Scrittura. Nell’edizione Sales
della Bibbia, la prima grande traduzione critica in italiano, curò i
testi sapienziali e il Libro di Isaia. Al commento e alla ricerca di
Girotti su Isaia facciamo ancora oggi riferimento,nei nostri studi;
rimane una delle più complete ed è fondamentale».«Essendosi prodigato
molto per gli ebrei, nel 1995, a cinquant’anni dalla morte, Israele ha riconosciuto il nostro confratello Giusto tra le nazioni», ricorda padre Marcato.
Che sottolinea: «Per noi è un martire della carità. Subito dopo
l’arresto fu portato nelle carceri Nuove di Torino, quindi a San
Vittore, a Milano,poi nel campo di Bolzano e infine a Dachau. Ammalato
di tumore, padre Girotti morì, probabilmente ucciso, il giorno di Pasqua. Così come il Venerdì santo un altro sacerdote era stato crocifisso dai nazisti, in dispregio alla fede».