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sabato 12 ottobre 2024
 
GXXIII E GPII
 

Due leader globali nel nome del Concilio e della misericordia

14/04/2014  Le loro vite si sono sovrapposte per 43 anni: dal 1920, anno di nascita di Wojtyla, al 1963, anno di morte di Roncalli. Adesso i due Papi eletti in due Conclavi di ottobre, nel 1958 e nel 1978, vengono proclamati santi. Insieme.

Giovanni Paolo II.
Giovanni Paolo II.

Le loro vite si sono sovrapposte per 43 anni: dal 1920, anno della nascita di Karol Wojtyla, al 1963 anno della morte di Angelo Roncalli. Adesso quei due uomini eletti Papi in due Conclavi di ottobre, nel 1958 e nel 1978, a distanza esattamente di vent’anni, per decisione del primo Papa non europeo e del primo Papa che non ha partecipato al Concilio vengono proclamati santi insieme.

Il gesto di Jorge Mario Bergoglio diventa un messaggio chiaro sotto molti punti di vista. Lo è per la decisione e lo è anche per la scelta della giornata in cui canonizzarli, quella domenica della Divina Misericordia, che è il tratto specifico a cui ispirarsi per capire e parlare al mondo contemporaneo, comprendere le sue sfide, accompagnare le sue opportunità e darsi ragione dei suoi pericoli. E’ questo tratto che ha distinto la vita e l’azione di Roncalli e di Wojtyla ed è il messaggio che Papa Francesco intende sottolineare.

L’altro tema, che la doppia canonizzazione intreccia, è il Concilio Vaticano II. Per Bergoglio il Vaticano II è un fatto acquisito, una tappa fondamentale della storia della Chiesa, un traguardo raggiunto, ma che non mette fine alla corsa. Bisogna andare avanti. Le discussioni che hanno impegnato gli esperti di esegesi conciliare in questi anni passati a lui non interessano. Eppure ha deciso di dire la sua, ma in un modo del tutto singolare, elevando agli onori degli altari chi quel Concilio volle, spesso contro il parere di altri autorevoli ecclesiastici del tempo. E soprattutto come lo volle, cioè ecumenico, secondo l’idea che bisogna cercare ciò che unisce e non ciò che divide e che la strada da percorrere è, insieme, quella di essere migliori nella propria Chiesa e di sviluppare rapporti amichevoli con le Chiese sorelle, perché il Cristo è uno e il Vangelo pure.

Bergoglio poteva aspettare a canonizzare Roncalli, poteva attendere la fine delle ricerche sul secondo miracolo, che c’è e che si sta studiando. Ma non lo ha fatto. Così il 27 aprile verranno sbaragliate anche tutte le discussioni sul Concilio come momento di grazia oppure come errore che scivola nell’eresia. La questione del Concilio è stata da sempre parte integrante del dibattito sulla santità di Giovanni XXIII. Fin dall’inizio, cioè alla fine dell’assise conciliare. Alcuni vescovi si alzarono per chiedere che Roncalli fosse proclamato santo subito dal Concilio ancora riunito per acclamazione. La proposta non passò. Tra quei vescovi che fecero la proposta ce ne era uno polacco monsignor Bohdan Bejze. Ricorda il cardinale  Loris Capovilla che dopo le parole di Bejze, due vescovi si alzarono dai loro seggi e andarono pubblicamente a complimentarsi con monsignor Bojze. Uno era il cardinale Stefan Wyszynski e l’altro Karol Wojtyla.

E’ un altro cerchio che si chiude e un altro messaggio che arriva per decisione di Papa Francesco. C’è poi quello che potremmo definire “immenso magistero”, come ulteriore tratto distintivo della continuità e della ragione della doppia canonizzazione. Roncalli lo ha fatto con il Concilio, che ha aperto orizzonti infiniti. Wojtyla con 27 anni di pontificato. Entrambi sono diventati “leader globali”, entrambi hanno rimesso il fatto religioso al centro della propria epoca, entrambi hanno costretto il mondo a confrontarsi con il Vangelo e a ritenerlo un comune sistema di riferimento. Bergoglio ha ripreso i fili lasciati in giro da loro e domenica 27 aprile li riannoderà in piazza san Pietro.

 
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