Mondiale
in Brasile. Sono sconcertato ascoltando
i giornalisti che parlano delle mirabilie
calcistiche di Balotelli (foto). Dove
hanno visto tutto ciò, se questo giocatore
si fa conoscere più per le “intemperanze”
dentro e fuori campo? Perché
non tengono presente che uno sportivo
dovrebbe essere un esempio per i più
giovani, per educazione, correttezza e
lealtà? Sono convinto che nel calcio italiano
vi sia gente valida, bella da vedere
quando gioca, che diverte e si diverte.
Ma ai giornalisti piace raccontare solo le
bravate o le avventure amorose con questa
o quella “meteorina” o “velina”. Non
hanno le loro responsabilità anche i
mass media di quanto succede nel mondo
del calcio? Perché non danno risalto
ai fatti positivi?
GIOVANNI C. – Cosenza
Hanno fatto bene in Tv a commentare
la cronaca della sconfitta dell’Italia
ai Mondiali del Brasile con il sottofondo
musicale del Dies irae di Mozart.
Mi rammarico solo per l’allenatore
Prandelli, che stimo come uomo di
sport e per la sua sobrietà e umiltà. Ma
sobrietà avrebbe dovuto esserci anche
in tutto il resto della spedizione italiana
ai Mondiali. Così, invece, non è stato,
perché l’Italia ha speso moltissimo
in un residence lussuosissimo. I giocatori
che sono tra i più pagati al mondo
avevano al seguito parenti e amici. Ha
senso tutto ciò? Lo chiedo anche alla
stampa, che troppo spesso osanna ragazzini
strapagati e straviziati. E Balotelli
non basterebbe chiamarlo solo Mario
anziché “superMario”? Gli eroi nella
società sono ben altre categorie di persone,
non certamente i giocatori. Mi
rammarico, inoltre, di questa uscita in
anticipo dai Mondiali di calcio perché
guardavo con simpatia le tante bandiere
tricolori che, timidamente, erano
spuntate dalle nostre case. Mi auguro
che dopo questa tremenda delusione
sportiva dei nostri “presunti eroi”, il calcio
torni a essere più sobrio. E vada messo
in atto, al più presto, un piano di tagli
alle spese, a cominciare dagli stipendi
dei calciatori.
ANNAMARIA – Treviso
È finita come molti temevano, anche se
fino all’ultimo ci siamo illusi. Ma non possiamo
contare sempre sulla “buona sorte”,
certi che nei momenti difficili gli italiani
danno il meglio di sé. Anche chi non mastica
calcio a colazione, sa benissimo che per
vincere una partita bisogna almeno correre
più degli altri e tirare qualche volta in
porta. Vederli ciondolare in campo, questi
atleti osannati e stracoccolati (anche dai
mass media, che poi si stracciano le vesti!),
sfatti e privi di grinta, è stato uno spettacolo
penoso. In un momento di crisi, poi, era
proprio necessario che la nostra spedizione
calcistica in Brasile eccedesse in lusso più
di ogni altra Nazionale? Al di là della correttezza
di qualche persona (vedi Prandelli
e le sue dimissioni), per il resto non ci sono
giustificazioni. Se non la presunzione di
un gruppo diviso e rissoso, che non è riuscito
a fare squadra. E giocatori spocchiosi,
che fanno parlare di sé più per le bizze e le
stranezze che per i gol in campo. Essendo
usciti così miseramente ridimensionati dai
Mondiali, perché non trovare il coraggio di
sgonfiare il “pallone”, a cominciare dai favolosi
e immorali ingaggi? Al “dio calcio”
non si può chiedere di tirare la cinghia come
a tutti gli italiani? O “passata la festa,
gabbato lo santo”, ancora una volta?