In Italia per recuperare le proprie radici, riannodare il filo dei ricordi di famiglia, per ripercorrere a ritroso il lungo cammino dei suoi bisnonni. È l’esperienza che accomuna i figli e discendenti dei migranti italiani. Èil viaggio che, 17 anni fa, ha portato Carla Fugolin dal Brasile al Friuli, San Vito al Tagliamento, il paese natale dei suoi bisnonni paterni. «Ho ancora di fronte agli occhi l’immagine di mio nonno seduto in poltrona», ricorda con commozione Carla, «con la pipa in bocca e le bretelle sopra la canottiera bianca, da tipico italiano. Io, bambina, avevo una vera adorazione per lui. Tutti noi della famiglia lo ricordiamo con affetto, come se fosse ancora fra noi».
Carla conserva il ricordo anche del bisnonno che parlava soltanto in dialetto friulano, quel Giovanni Battista Fogolin che, come spesso accadeva ai migranti, all’arrivo in Brasile si vide cambiato il cognome in Fugolin. Carla viene da Americana, città nell'interior dello Stato di San Paolo fondata dagli statunitensi: «Lì ancora oggi si parla portoghese con l'accento degli Stati Uniti».
Laureata in Pedagogia, a 28 anni Carla lascia il suo lavoro di insegnante per bambini disabili alla volta dell’Italia. La sua meta è Udine, per recuperare il certificato di nascita del bisnonno: un’avventura ricca di peripezie. Per un periodo decide poi di fermarsi a Perugia, per studiare italiano all’Università degli stranieri. «Vivevo nella casa parrocchiale di un prete di un paesino, insieme a una suora brasiliana. In cambio di vitto e alloggio ho rimesso a posto tutto l’archivio della parrocchia». In seguito approda a Milano, grazie a un impiego come baby-sitter presso una famiglia. Per lei, poi, un’esperienza di assistenza ai disabili del Piccolo Cottolengo Don Orione, «un periodo travolgente e bellissimo».
Da alcuni anni a Milano ha aperto l’associazione "Semino di mela", un asilo-famiglia per bambini dai 3 ai 6 anni che segue la pedagogia steineriana: lavora insieme a sua sorella, approdata anche lei in Italia. Ha trovato un amore italiano, 12 anni fa è diventata mamma di Luna. Da pedagogista, osserva le enormi differenze di stili educativi fra Italia e Brasile, il diverso approccio alla maternità.
«Mi sembra che in Italia l’istinto materno vada studiato», dice. «In Brasile i figli si fanno con più libertà e naturalezza, senza ansie, senza preoccuparsi del futuro, anche con un po’ di incoscienza. Io, ad esempio, sono cresciutacon 33 cugini e ci si badava gli uni congli altri. In Brasile anche di fronte alla miseria resta forte la fiducia, sempre e comunque. Anche nella disperazione, i brasiliani vanno avanti».