Federico Moccia ha appena finito di parlare agli abitanti di Rosello, paese di cui è sindaco. «Siamo solo 300, ma non abbiamo soldi per allestire un maxischermo per seguire le partite dei Mondiali. Ma non ci lamentiamo: a casa di ogni famiglia le partite qui sono vissute come occasioni per riunirsi e far festa tutti insieme».
L'autore di Tre metri sopra il cielo dal 2012 amministra questo borgo abbarbicato sull'Appennino abruzzese. Ma è nato e cresciuto a Roma e il suo cuore calcistico batte per la Lazio. E' quindi particolarmente orgoglioso della prestazione dell'unico biancazzurro che ha giocato nell'Italia di Prandelli contro l'Inghilterra: Antonio Candreva. «Ha il profilo di un condottiero romano. E l'essenzialità dei giocatori di una volta, quelli che vedevo da bambino nelle figurine: non sfoggiano sterili virtuosismi, ma con stile raggiungono il massimo risultato come è accaduto con il cross che ha imbeccato Balotelli nell'azione del secondo gol».
Cosa rappresentano per te i Mondiali?
«Con Sanremo, sono l'occasione per ritrovarmi con i miei amici davanti alla Tv, che poi sono i miei compagni di liceo»
Quindi siete sempre in tanti a guardare le partite?
«Sabato scorso, per la partita di inaugurazione Brasile -Croazia, a casa mia eravamo in 22. Per la partita dell'Italia ci siamo trasferiti da un amico, ma era mezzanotte e alla fine eravamo solo in 7 a tifare per gli Azzurri. Ma per la partita con il Costa Rica si torna a casa mia e faremo di nuovo il pienone».
Da scrittore e da regista cosa ti ha colpito di più finora di questi Mondiali?
«Il fatto che non siano una festa per tutti, come sono sempre stati percepiti nell'immaginario collettivo. In Brasile, invece, gran parte della popolazione pensa che tutti questi soldi potevano essere spesi per migliorare le loro condizioni di vita. Mi ha molto colpito il contrasto tra le immagini delle strade colorate da bellissimi murales e quelle che mostrano l'estrema povertà in cui vive tanta gente».