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mercoledì 30 aprile 2025
 
 

Il pianto collettivo di un intero Paese

09/07/2014 

Un silenzio assordante per una tragedia che di greco non ha nulla ma che è tutta brasiliana. È la tragedia del povo, il popolo minuto, quello delle favelas che aveva preparato i botti per festeggiare una finale da sogno al Maracana e che invece li ha sparati con rabbia, come se avesse davanti gli undici scesi in campo ieri. Sugli spalti del Mineirão di Belo Horizonte il grido “Deutschland, Deutschland” sale ritmico, scandito marzialmente sino alla fine come solo loro, i tedeschi, sanno fare. In silenzio gli altri nove decimi dello stadio tutto giallo canarino che non abbozza neanche lo slogan che aveva accompagnato fino alle semifinali questo Brasile, sparagnino e Neymar dipendente, ovvero “sou brasileiro, con muito orgulho, con muito amor”.

Silenzio assordante. Ovunque. Finisce la partita. È 7 a 1, ma è un dettaglio. Piangono tutti. Piangono i calciatori in una tragedia che è loro ma che è, anche e soprattutto, la tragedia dei Senza Tetto, dei 250mila sfollati del Mondiale e di chi pur vivendo con un salario minimo in uno dei paesi più cari al mondo – perché questo è oggi il Brasile– avevano messo da parte per onore patrio qualsiasi tipo di manifestazione. C’è da giurarci che ieri persino i black block piangevano dopo l’umiliazione patita dalla loro Seleçao. Scene strazianti, che hanno fatto piangere anche chi scrive, accorso appena finito il match a consolare i baristi del suo caffé, che come quasi tutti i bar di San Paolo all’ora del match aveva tirato giù le serrande. Quando le hanno rialzate loro hanno tutti gli occhi rossi ed il cuore spezzato. Si piange. In questo ambiente ben si capisce perché Obdulio Varela, il roccioso difensore dell’Uruguay che sconfisse in finale per 2 a 1 il Brasile al Maracana 64 anni fa, invece di festeggiare con Ghiggia, Schiaffino e compagnia passò la serata ad offrire da bere ai calciatori della Seleçao e a consolarli perché intenerito da loro dolore immenso. Un dolore difficilmente spiegabile a chi, pur amando il calcio come lo amiamo noi italiani, non reagisce come i brasiliani che, tutti - ricchi o poveri, uomini o donne, bianchi o neri -  da ieri piangono, disperati, come dei bambini a cui è stato detto che Babbo Natale non esiste e che quest’anno sotto l’albero non ci saranno regali. Oggi sono 201 i milioni di brasiliani che avrebbero bisogno di un Obdulio Varela su cui poggiare la testa per cercare conforto.

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