Ruud Krol, 65 anni.
Ruud Krol, 65 anni, è stato fra i più grandi difensori nella storia del calcio. Era il libero dell’Olanda, la famosa Arancia Meccanica seconda ai mondiali del ’74 e del ’78, con il gioco totale.
Krol, oggi che fa?
“Sono in Tunisia, ho allenato l’Esperance nella capitale Tunisi e attendo di chiarire il mio futuro. Magari andrò ad allenare in Marocco o forse tornerò in Sudafrica: nel 2010 guidavo gli Orlando Pirates, a Johannesburg”.
Che effetto le ha fatto il 5-1 dell’Olanda sulla Spagna?
“E’ stata una grande sorpresa. Gli spagnoli erano favoriti, però in Brasile fa caldo, c’è umidità, e la loro stagione è stata massacrante, con l’en plein nelle coppe europee”. L’Olanda ha soli 17 milioni di abitanti, ha perso 3 finali mondiali ma
ha vinto 16 coppe europee e 3 intercontinentali. “E ha pure contribuito
ai successi delle squadre italiane, con le due Champions del Milan con
Seedorf. Sino al trionfo dell’Inter, 4 anni fa, con Sneijder”.
Vicente Del Bosque è campione del mondo e d’Europa in carica, mentre Luis Aragones inaugurò il ciclo d’oro delle Furie Rosse con l’Europeo del 2008.
“La Spagna mi pare stanca, dubito che sia all’altezza delle aspettative, sul piano dello spettacolo. Peraltro, nella prima partita la sorpresa si verifica regolarmente: nel 2010 la Svizzera fu capace di battere i futuri campioni”.
Leo Messi viene dalla stagione più tribolata della carriera, con quei problemi di stomaco.
“E’ una questione nervosa. Peraltro gioca bene anche se non è al meglio, l’ha dimostrato segnando il gran gol alla Bosnia”.
Che finale prevede?
“Si gioca in Sudamerica, le più attese sono le regine di quel continente, Brasile e Argentina. Però i verdeoro hanno molta pressione, non sono certo che onoreranno il pronostico di grandi favoriti”.
Nessuna europea ha mai vinto il mondiale dall’altra parte del globo.
“Ci siamo arrivati vicini noi. Nel ’78 portammo ai tempi supplementari l’Argentina padrona di casa, nella finale di Buenos Aires. Uno a uno e poi 3-1. Decise Mario Kempes, talentuoso dai capelli lunghi. Come i nostri”.
Arbitrava il brizzolato astigiano Sergio Gonella. Favorì la Seleccion, in ossequio al regime di Jorge Videla?
“Nessuno conosce la verità, restano i sospetti, non ci sono prove”.
Quarant’anni fa, in Germania, davate scandalo perchè il ritiro era aperto alle donne…
“La nostra forza era proprio il clima. Magari ogni 4 giorni il ct Rinus Michels ci condeva una giornata di libertà e allora le mogli ci raggiungevano dall’Olanda. In fondo bastavano due ore di macchina. Oggi sarebbe tutto molto normale”.
Quel gruppo resta mitizzato, in patria?
“Sì, io ho casa ad Amsterdam e quando ritorno avverto sempre l’affetto della gente. Johan Cruijff, per esempio, continua a lavorare per la Tv, dopo gli anni da tecnico all’Ajax e al Barcellona. Con quella nazionale peraltro ho perso i contatti, perchè sono stato tanto all’estero, da quando emigrai in Canada, nell’80”.
L’Olanda vinse l’Europeo dell’88, con il trio del Milan Gullit, Rjikaard e Van Basten, eppure ai campionati del mondo è accompagnata da una maledizione.
“Quattro anni fa decise Andres Iniesta a favore della Spagna, mancavano 4 minuti ai calci di rigore. L’esterno del Barcellona resta il mio giocatore preferito dei campioni in carica”.
Anche stavolta può arrivare in fondo?
“Ha il talento di Robben, però in difesa è fragile. Ha fatto bene il ct Louis Van Gaal a passare alla difesa a 5. Sono stato suo vice dal 2000 al 2001”.
Van Gaal ha chiesto a Wesley Sneijder di cambiare metodo di allenamento, di potenziarsi, altrimenti l’avrebbe lasciato a casa.
“E allora l’ex interista ha risposto alle critiche, dalla Turchia, affidandosi a un insegnante di kickboxing. I riscontri sono buoni, come ha dimostrato la gara di sabato”.
Qual è il più forte degli orange?
“Robin Van Persie, il centravanti del Manchester United. Si è presentato con una doppietta e con quel gol a volo d’angelo. Con lui possiamo riscattare l’eliminazione al primo turno degli Europei di Polonia e Ucraina”.
In Europa non torna mai?
“Ho ancora casa ad Amsterdam. E ricordo con grande piacere l’esperienza al Napoli”.
Dall’80 all’84, il primo biennio fu con Rino Marchesi.
“Perdemmo lo scudetto dell’81 per quell’autorete al San Paolo contro il Perugia, nel finale di campionato. Resto in contatto con i primattori di allora, Giuseppe Bruscolotti e Moreno Ferrario, ogni tanto dialoghiamo al telefono, sulle Tv campane. E con l’ex portiere Luciano Castellini e il procuratore Oscar Damiani, magari grazie a Radio Kiss Kiss”.
La convince il gioco di Cesare Prandelli?
“A me è sempre piaciuto. Non vinceva da settembre, però non ero preoccupato. L’avvio del mondiale ha proposto l’Italia vera, con la grinta per vincere”.
Negli anni ’70, assieme al tedesco Franz Beckenbauer, aveva fama di difensore più elegante al mondo. Oggi chi è il numero uno?
“Thiago Silva, il brasiliano del Paris Saint Germain. Ogni tanto sbaglia anche lui, eppure non ce lo si aspetta mai”