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sabato 12 ottobre 2024
 
 

L'altra faccia del Brasile

03/07/2014  Dimitri vive là da 18 anni e ha sposato una donna brasiliana. Ci racconta la delusione dell'uscita dell'Italia dai mondiali e un Paese che è ben più dello sport nazionale.

«Realmente è stata un'umiliazione pesante che i brasiliani già ci fanno pesare. Noi italiani siamo stati ridicolizzati con le avventure di Berlusconi, adesso ancor di più». Commenta così l’uscita dell’Italia dai mondiali Dimitri Tondo che da 18 anni vive in Brasile e ha sposato Vandra Alves de Souza, una donna di là. «Quel pomeriggio tutti quanti tifavamo per l´Italia ma dopo 30 minuti abbiamo spento la Tv perché avevamo visto che non ci sarebbe stato niente di elettrizzante, insomma non ne valeva la pena troppo "Fraco". Difatti la sconfitta ha confermato la nostra previsione».

Come avete vissuto questi mondiali? Per chi tenevate?


«Abbiamo cercato di viverli come momento di festa qui in famiglia, con la convinzione che il Brasile vincerà la Coppa. Qui in casa non siamo fanatici, quando gioca il Brasile tutti tifiamo per il Brasile, quando ha giocato l´Italia tutti abbiamo tifato per l’Italia. Il problema si sarebbe posto davanti a Brasile- Italia. Io sono italiano, ma mia moglie è brasiliana e le nostre 3 figlie Patricia (19 anni), Priscila (17 anni) e Lorena (12 anni) sono tutte nate in Brasile».

Perchè vivete in Brasile?

«Facciamo parte della Comunitá Associazione Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. Da 7 anni viviamo nella regione del Parà ( nord del Brasile) nella cittá di Castanhal, dove siamo presenti con due Comunitá terapeutiche per tossicodipendenti : A Ressurreição e a Santissima Trindade. I primi 10 anni li ho vissuti in Minas Gerais dove anche li ero responsabile di due comunitá terapeutiche. Siamo sposati da 14 anni, Patricia e Priscila sono arrivate quando avevano 5 e 3 anni dopo 25 giorni che ci eravamo sposati, per questo motivo diciamo che sono loro che ci hanno adottato. Patricia vive a Rimini in una casa famiglia della Papa Giovanni XXIII e studia all'università “Tecniche e cultura della moda”, ma vive come straniera perché ancora non é stata riconosciuta l'adozione dal governo italiano ( che vergogna!)».

Voi che vedete anche l’altra faccia del Paese, quali sono i problemi reali?

«Oggi in Brasile non si muore di fame, come molti italiani pensano quando vedono le manifestazioni di proteste; esistono regioni dove a causa del clima la vita è piú difficile. In Brasile si muore per la violenza eccessiva, per una “bala perdida” (pallottola volante), per la mancanza di onestà da parte delle istituzioni democratiche e dei suoi governanti i quali hanno perso da anni la fiducia della popolazione, per questo noi diciamo che viviamo in una falsa democrazia. I due grandi tumori della società si chiamano: corruzione e impunità, parole ben conosciute anche dagli italiani».

Cosa pensa del dispendio economico che c’è stato per i Mondiali?

«Da quando il PT (Partito dos trabalhadores) è al governo, sono trascorsi 16 anni, il debito pubblico interno é quasi triplicato e con la costruzione degli stadi per i mondiali sicuramente è aumentato. In Brasile hanno costruito gli stadi modello FIFA superfatturati, ma il 70% della popolazione non possiede una rete fognaria, l´acqua del comune è pessima. Nelle scuole abbiamo il 60% di alunni semi analfabeti, la sanita è un disastro. Ma la scusa non è piú la mancanza di denaro, il Brasile è talmente ricco che potrebbe comprarsi l´Italia, ma la disonestá dei politici». La corruzione é un aspetto culturale, c'è chi può rubare molto, protetto dalla legge, e chi si deve accontentare. Il fenomeno della droga è culturale (il carnevale di Rio é finanziato dal traffico di droga); è normale drogarsi, l'importante che tu usuraio non venga a rubare a casa mia. Il Brasile, dal punto di vista della sicurezza sociale, sta diventando una grande favela, tu non sei sicuro da nessuna parte. Ci sono tante persone oneste che sono costrette a vivere come prigionieri nelle loro case. Qui si vive una falsa libertà: il calcio, il carnevale servono come anestetici per non pensare e cercare di dimenticare dei problemi».

 
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