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venerdì 04 ottobre 2024
 
BRASILIANI IN ITALIA
 

Lourivaldo: in Italia grazie ai "Promessi sposi"

20/06/2014  Lourivaldo Rodrigues, 36 anni, è arrivato in Europa sette anni fa per un provino da calciatore. Dopo una visita al Lago di Como, affascinato dai luoghi manzoniani, ha deciso di fermarsi qui.

In Europa per inseguire il pallone. Così, a 29 anni, Lourivaldo (Lory) Rodrigues da Minas Gerais vola a Londra, per un provino in una squadra di calcio. Ma le cose non vanno come aveva sperato: il ritorno a casa sembra inevitabile. Prima di ripartire, però, lui ha un sogno: «Avevo letto i Promessi sposi in un'edizione in portoghese.Volevo tanto visitare i luoghi del romanzo». Così, approda a Como, sulle tracce dei personaggi manzoniani. In quel momento decide che non è ora di tornare: si dà tempo un anno, per fare un’esperienza in Italia, magari trovare qualche lavoretto e guadagnare qualcosa. Da allora, di anni ne sono passati sette. «Avevo lasciato tutto in Brasile. Non avevo intenzione di tornare a testa bassa e senza niente in mano. Volevo viaggiare, conoscere il mondo, ma poi rientrare nel mio Paese. Invece sono rimasto qui».

I primi tempi, a Como, per lui sono duri: poi l’incontro con la scuola calcio dell’Associazione don Guanella, dove cercano volontari per il periodo estivo; e, nella mensa dell'associazione, con una suora brasiliana che lo aiuta: «Tutti quelli che avevo incontrato fino a quel momento mi avevano scoraggiato a rimanere in Italia. Dopo aver ascoltato la mia storia, suor Maria mi ha detto "se vuoi restare, allora resta". Io l'ho abbracciata forte dalla gioia». 

Arrivano i primi lavoretti, cuoco nella mensa del don Guanella («la domenica cucinavo il menù brasiliano»), poi, imbianchino, artigiano. Dopo varie esperienze, oggi Lory lavora come cameriere e barista in un hotel nel centro di Milano, da tre anni ha una fidanzata italiana, Emanuela. Accantonato il calcio, ha riscoperto la capoeira, la danza-lotta brasiliana, grazie all’incontro con un’associazione di capoeiristi originaria di Bahia: lì ha trovato una nuova famiglia. Da due anni lui stesso tiene corsi a Sedriano, vicino a Milano, per bambini e adulti.

Lory racconta della sua infanzia a Pirapora: una famiglia modesta di otto fratelli in una casupola di plastica. «Quando avevo 11 anni mia madre mi mandò a vivere presso un proprietario terriero, a mille km di distanza. Lì la mattina andavo a scuola, la sera lavoravonella fattoria. Con i primi guadagni ho fatto trasferire la mia famiglia dalla favela in una casa vera, vicino a dove abitavo io». In seguito, verso i 16 anni, Lory comincia a fare il marinaio e guidare le barche. «Ma ho comunque terminato gli studi, mi sono anche iscritto all'università, poi però ho lasciato».

La saudade per la sua terra è forte: «Gli italiani sono molto accoglienti, ma si affezionano con più difficoltà rispetto a noi brasiliani, qui è più raro scambiarsi un abbraccio». A Milano ha trovato stabilità, ma Lory non dimentica mai da dove è venuto: «Organizzo raccolte di zaini impermeabili per i ragazzini di Pirapora, che per andare a scuola ogni giorno devono attraversare a piedi un fiume. La maggior parte di loro non hai mai avuto uno zaino per i libri in vita sua». Ogni anno, a dicembre, quando torna in Brasile, lui stesso va là a consegnarli agli alunni, si ferma alcuni giorni con loro.

Lory guarda al Mondiale e ammette di condividere le proteste contro gli sprechi: «Oggi le favelas sono cambiate, sono più sicure, molte si sono aperte al turismo, hanno ristoranti e negozi di artigianato locale. Ma i problemi nel mio Paese restano tanti. Un esempio? La corruzione dilagante, anche nelle forze dell’ordine. E' da qui che il Brasile deve ripartire».

 
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