Vila Paricatuba.
San Paolo,
nostro servizio
Se
Hollywood volesse fare un film sui misteri dell'Amazzonia, le
rovine
di Paricatuba sarebbero il luogo ideale. Radici enormi fanno capolino
tra le fondamenta di un edificio neoclassico signorile nei pressi di
Manaus, dove sabato 14 giugno si gioca Italia Inghilterra. L'edificio venne
inaugurato nel 1898 nel momento di massimo splendore dell'industria
della gomma che fece della capitale dell’Amazzonia
una
delle città più ricche al mondo.
Vila
Paricatuba fu costruita a partire dal 1890 con uno scopo ben
preciso: ospitare migliaia di immigrati italiani, in fuga dalla
miseria che all’epoca regnava in molte regioni del nostro Paese.
L’anno prima, nel 1889, qui era iniziata la cosiddetta “febbre da
caucciù” dopo che la Goodyear aveva scoperto la vulcanizzazione
della gomma e la domanda mondiale del prodotto più tipico di Manaus
registrò un boom pazzesco.
Lavoratori sfruttati e padroni delle piantagioni di caucciù nei pressi di Manaus, in una foto d'epoca.
Come
se non bastasse la “febbre”, nel 1888 il Brasile aveva abolito la
schiavitù e, insieme agli indios amazzonici che furono sfruttati ed
uccisi a migliaia, fu proprio la manodopera degli italiani a
sostituirsi a quella prestata fino ad allora dagli schiavi.
Una
parte di storia poco nota ma confermata a Famiglia
Cristiana
da José Longo, italiano di terza generazione di quasi 80 anni: «quando mio nonno arrivò qui fece per parecchi anni lo schiavo
nelle piantagioni, sfruttato dai "baroni del caffè". Poi per
fortuna riuscì ad arrivare in città dove trovò un lavoro da
muratore, un lavoro retribuito».
Bene, a Manaus succedeva la stessa
cosa, non solo che con il caucciù ma anche con l’edilizia ed il
tessile.
In
quanto bianco e cattolico in nostro immigrato era trattato
diversamente dagli schiavi di colore, ma la qualità effettiva della
sua vita era di poco superiore, con condizioni di lavoro al limite
dell’umano e con la mentalità schiavista che molti proprietari
terrieri verde-oro continuarono ad avere anche dopo la legge
abolizionista del 1888.
Un'immagine aerea dei sobborghi poveri di Manuas, oggi. Foto Reuters.
Il
problema degli schiavi italiani nel Paese del samba diventò così
palese che nel 1902 il governo di Roma decise di proibire qualsiasi
tipo di emigrazione in Brasile con una legge che passò poi alla
storia come il “decreto Prinetti”.
Con
questa norma che bloccò il flusso di braccia e la contemporanea
esportazione in Asia dei semi dell’albero della gomma (la seringa),
Manaus iniziò il suo declino e Vila Paricatuba si trasformò prima
in una scuola d'arte gestita da sacerdoti francesi, poi in una
prigione e, infine, in un lebbrosario.
Oggi il locale è abbandonato
ma restano le sue affascinanti vestigia che la fitta vegetazione
amazzonica che le ricopre sempre più con il passare degli anni.
Forse
nessuno dei nostri tifosi che seguono gli Azzurri contro
l’Inghilterra pensa di visitare le rovine di Paricatuba. Un peccato
perché contattando tramite le agenzie turistiche locali i
proprietari potrete fare un viaggio nella nostra storia, di quando
l’Italia non aveva il “problema” degli immigrati con la
vergogna di Lampedusa ma esportava braccia a costo zero in questa
parte di Brasile.