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venerdì 23 maggio 2025
 
Brasile 2014
 

Mondiali, Brasile: il gigante nel pallone

09/06/2014  Spese folli (a carico dei contribuenti, non dei privati). E poi morti nei cantieri, famiglie sfollate per far posto a opere rimaste spesso incompiute, approssimazione e proteste. Dietro le quinte del Paese che ospita il più atteso evento calcistico.

Rio de Janeiro,
nostro servizio

Dieci miliardi di euro. A tanto ammonta il costo del Mondiale che sta per iniziare in Brasile. Il paese di Pelé di campi da calcio ne aveva già da vendere: quella sostenuta per dodici stadi nuovi o rifatti è una spesa semplicemente folle, che supera la cifra complessiva totalizzata dalle ultime due Coppe del mondo di calcio messe assieme. Come se non bastasse le infrastrutture che si dovevano costruire con quei soldi sono rimaste lettera morta nel 60 per cento dei casi. Del treno che a San Paolo avrebbe dovuto collegare l’aeroporto di Congonhas all’Arena Corinthians non si vedono neppure le rotaie. Il collegamento ferroviario sarà pronto nel 2015, a Mondiali finiti: servirà solo a pochi intimi.

Lo stesso dicasi dell’Alta velocità tra Rio de Janeiro e San Paolo, per non parlare dello scheletro di metallo a sei piani che fa strabuzzare gli occhi di chi va allo stadio di Curitiba. Doveva essere l’International media Center al fianco dell’Arena della Baixada ma, visti i ritardi, i giornalisti saranno accampati in una tendopoli a fianco di un parcheggio.Qualche settimana fa il segretario generale della Fifa Jerome Valcke, ha ricordato che «allo stadio non si può stare in piedi», esplicito riferimento alla lentezza nei lavori dell’Itaquerao, l’altro nome dello stadio di San Paolo che il 12 giugno ospita la partita inaugurale. Qui lo scorso anno una gru era affondata nel terreno – non si sa ancora né come né perché – uccidendo due operai e, proprio sotto dove ora c’è lo stadio, prima scorreva un oleodotto della Petrobras, la compagnia statale degli idrocarburi.

"Non abbiamo bisogno della Coppa del mondo, abbiamo bisogno di un miglior sistema educativo". Manifestanti rivendicano una scuola più efficiente all'aeroporto interbnazionale di Rio de Janeiro. Foto Reuters.
"Non abbiamo bisogno della Coppa del mondo, abbiamo bisogno di un miglior sistema educativo". Manifestanti rivendicano una scuola più efficiente all'aeroporto interbnazionale di Rio de Janeiro. Foto Reuters.

«Spero abbiano fatto tutti i test strutturali senza speculazioni edilizie» rivela a Famiglia Cristiana un geologo che per decenni ha lavorato proprio per Petrobras. «Altrimenti», aggiunge preoccupato, «con 68 mila persone che saltano non voglio neanche pensare cosa potrebbe accadere in caso di cedimenti». Era ancora da terminare a due settimane dal fischio d’inizio ma nonostante ciò era stato “inaugurato” ben tre volte dalle autorità. L’unico test fatto sinora all’Arena Corinthians ha visto circa 40 mila spettatori sugli spalti ma, particolare non trascurabile, mancavano le “tribune mobili” che accoglieranno in curva altri 18-20mila tifosi. «Dovevano essere già pronte da fine 2013 e, invece, si arriverà al match inaugurale senza poter fare un test che le includa» sbuffa un funzionario Fifa.

L’improvvisazione regna sovrana e se in metà degli stadi mancherà il wi-fi, delle 25 compagnie aeree che dovevano operare nel terzo terminale dell’aeroporto di Guarulhos, il principale hub brasiliano, causa “lavori in corso” riusciranno a trovare un posto solo otto. Sono invece nove gli operai morti sinora sui cantieri degli impianti sportivi, anche questo un record negativo. Rispetto al 2007 quando la Fifa indicò il Brasile come sede del Mondiale il clima a Rio è cambiato radicalmente. Sette anni fa la gente scese in spiaggia a Copacabana per festeggiare.

Una manifestazione di protesta di diverse popolazioni indigene davanti al Palazzo presidenziale del Planalto, a Brasilia, il  27 maggio scorso.   Foto Reuters.
Una manifestazione di protesta di diverse popolazioni indigene davanti al Palazzo presidenziale del Planalto, a Brasilia, il 27 maggio scorso. Foto Reuters.

Da un anno a questa parte non passa un giorno senza una qualche manifestazione di protesta. Comprensibile visti i problemi. Anche perché sette anni fa l’allora presidente Lula aveva promesso che tutte le spese sarebbero state coperte da investimenti privati mentre ora è chiaro a tutti che i dieci miliardi spesi sono stati pagati dai soldi dei contribuenti che, in cambio, non hanno ricevuto nulla. Scuole, ospedali e trasporti pubblici continuano infatti ad essere un mezzo disastro e, dal 2007 ad oggi, il costo della vita nelle grandi città verde-oro è raddoppiato mentre i salari di chi protesta – dagli insegnanti ai poliziotti, dagli spazzini agli autisti di bus - sono rimasti pressoché gli stessi.

Di svantaggi, invece, ce ne sono stati tantissimi, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Basti pensare ai 250mila “sfollati da Mondiale” a causa delle “grandi opere” della Coppa, “senza tetto” che sono sparsi ovunque su tutto il territorio brasiliano. Dal Pernambuco a Rio de Janeiro, dove è stato fatto sloggiare senza troppe cerimonie chi viveva nei pressi del celebre stadio del Maracana che ospiterà la finalissima del 13 luglio. Per la sua ristrutturazione sono così state decine le famiglie che hanno perso la loro casa ricevendo, in cambio, indennizzi ridicoli. Tra i danneggiati del Mondiale anche gli indios, i più dimenticati tra i dimenticati, che lo scorso 27 maggio hanno occupato il Parlamento di Brasilia per rivendicare i loro diritti continuamente violati dall’agro-business. In mano stringevano archi e frecce. Sono stati fatti sfollare a forza a suon di bombe lacrimogene dalla Polizia militare.

 
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