San Paolo,
nostro servizio
“C’è
chi dice no” cantava Vasco anni fa. In Brasile, oggi, a dire no
(no ai Mondiali, ai tanti soldi spesi per farli giocare, ma anche a quello che comportano in quanto qualità della vita) è un numero crescente di persone. E non solo i black block che Dio solo sa
come siano arrivati da queste parti – due di loro, qualche mese fa,
ammisero di essere stati pagati da un partito di estrema sinistra, un
vandalo che assaltò il municipio di San Paolo era figlio di un
proprietario di bus (i trasporti pubblici da queste parti sono fonte
di stecche inesauribile) e di estrema destra – ma anche anti-Coppa
giovanissimi a volto scoperto.
Tra
i tanti che dicono no, per strano che possa sembrare ci sono molti
brasiliani, soprattutto a San Paolo, Rio de Janeiro e Belho Horizonte
che temendo disordini e nonavendo particolari passioni calcistiche,
stanno fisicamente "fuggendo" dalle loro città. E
così mentre Embratur, l’Enit brasiliano, stima che saranno almeno
600mila i turisti stranieri che arriveranno in Brasile di qui al
prossimo 13 luglio, quando al Maracana si disputerà la finalissima,
sarebbero almeno 300mila secondo le stime delle agenzie turistiche
verde-oro i brasiliani che approfittando dei prezzi più economici se
ne andranno in vacanza all’estero.
Tra
questi c’è Elisa de Paula, 24 anni, che di lavoro fa l'assistente in
uno studio fotografico carioca. Non interessandogli minimamente
il calcio e “dato che come a Carnevale i prezzi qui a Rio sono
aumentati - spiega alla tv Globo – ho deciso di andarmene in
vacanza a Buenos Aires”. Per farlo ha paradossalmente fatto felice
Augustín
Payva,
tifoso argentino sfegatato che, altrimenti, non si sarebbe mai
potuto permettere una sistemazione in hotel. Grazie ad un sito di
scambio-casa che li ha fatti conoscere Elisa è partita alla volta dell’Argentina offrendo in cambio ad Augustín la sua
stanza dell'appartamento che condivide vicino al Maracana.
Per
Rafael Chaves che invece è un grande appassionato di futebol
che vive a San Paolo e tifa San
Paolo
“il posto migliore per seguire il Mondiale brasiliano è …
Parigi” e per questo ieri all’alba è arrivato nella capitale
transalpina assieme ai due figli e alla moglie Ada. A Famiglia
Cristiana spiega i suoi motivi: “a Parigi in questo periodo
dell’anno il clima è fantastico, i parchi sono ben tenuti e ci
sono maxischermi nelle piazze e nei bar dove possiamo fare picnic a
base di baguette, formaggi ed insaccati di ottima qualità guardando
le partite del Brasile. Dopo approfitteremo per andare a teatro,
visitare i musei a cominciare dal Louvre, passeggiare tranquillamente
per strada e fare shopping”.
Quando gli chiediamo perché non sia rimasto in Brasile, Paese che
quest’anno, dopo 64 anni ospita di nuovo la massima kermesse
pallonara Rafael non ha nessuna esitazione. “Perché per
andare allo stadio ci vorranno dalle 2 alle 3 ore, col rischio di
venire rapinati mentre durante i match. A causa dell'assenza del wi-fi, poi, non si
riesce ad inviare neanche una fotina con Instagram. Per non parlare
del rischio di finire in mezzo ad una manifestazione. Di certo a
Parigi il Mondiale ce lo godremo molto di più” dice, più che mai convinto della sua scelta.