Come mai festeggiamo la risurrezione dopo 36 ore dalla morte del Cristo mentre i testi sacri recitano: «Il terzo giorno risuscitò»?
Pasquale G.
La liturgia, la celebrazione sacramentale dei misteri di Cristo, non è strettamente legata a date e a ore precise, anche se ciò ha umanamente un forte impatto emotivo. Resta vero che la morte di Gesù, la permanenza del suo corpo nel sepolcro e la sua risurrezione hanno avuto luogo in tre diversi giorni. Tuttavia con «terzo giorno» non si intende il giorno di ventiquattro ore, ma si fa riferimento al simbolismo profetico delle Scritture. Il numero tre è nella Bibbia il simbolo della completezza e della conclusione. Il profeta Osea, ad esempio, annuncia la fine delle traversie dicendo: «Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo giorno ci farà rialzare» (6,2). Gesù annuncia così il compimento della sua missione: «Ecco io scaccio i demoni, compio guarigioni oggi e domani e il terzo giorno la mia opera è compiuta» (Lc 13,32). Bastano questi pochi riferimenti per comprendere il significato profetico e simbolico del terzo giorno.