C'è una logica del mondo, che abita spesso il nostro cuore: ricavare da eventi e persone il massimo tornaconto in termini di potere, soldi, visibilità. E poi c'è la logica suggerita dal Figlio di Dio: quella del seme che solo se finisce sottoterra e "muore" genera vita, porta frutto. Attenzione, però, anche a certa ingiusta e fuorviante celebrazione del dolore che di evangelico non ha nulla: «La croce è il passaggio obbligato, ma non è la meta: la meta è la gloria, come ci mostra la Pasqua».
Ne ha parlato oggi papa Francesco, durante la consueta udienza generale del mercoledì in cui ha citato «un’immagine bellissima», che Gesù ha lasciato ai discepoli durante l’Ultima Cena, contenuta nel Vangelo di Giovanni: «La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo».
«Ecco: donare la vita, non possederla, e questo è quello che fanno le madri», ha chiosato a braccio Jorge Mario Bergoglio: «Danno un’altra vita, soffrono ma poi sono gioiose e felici». «L’amore dà gioia, l’amore dà alla luce la vita e dà persino senso al dolore», ha proseguito il Papa: «L’amore è il motore che fa andare avanti la nostra speranza», ha ripetuto due volte, come ha sottolineato nei suoi resoconti l'agenzia di stampa Sir. Poi l’invito fuori testo: «Ognuno di noi può domandarsi: amo? Ho imparato a amare? Imparo tutti i giorni ad amare di più? In questi giorni – giorni di amore – lasciamoci avvolgere dal mistero di Gesù che, come chicco di grano, morendo ci dona la vita. È lui il seme della nostra speranza. Contempliamo il Crocifisso, sorgente di speranza. A poco a poco capiremo che sperare con Gesù è imparare a vedere già da ora la pianta nel seme, la Pasqua nella croce, la vita nella morte». Infine, un compito a casa: “A tutti ci farà bene fermarci davanti al Crocifisso, tutte voi ne avete uno a casa. Guardarlo e dirgli: ‘Con te niente è perduto. Con te posso sempre sperare. Tu sei la mia speranza’”. “Immaginiamo adesso il Crocifisso e tutti insieme diciamo a Gesù Crocifisso, per tre volte: tu sei la mia speranza”, l’invito ai 10mila fedeli, subito raccolto.