Oltre a essere un campanello sociale, la sentenza di Torino è un’interessante fonte di analisi anche per chi si occupa direttamente di separazioni e figli dei separati. «Valorizzando il ruolo dei nonni, riconosce l’intergeneratività delle famiglie e l’importanza fondamentale, per i bambini, di sentirsi parte di una storia familiare, di coltivare quel senso della stirpe che troppo spesso in una separazione può essere sradicato, togliendo ai nonni anche la possibilità di vedere i nipotini», commenta Costanza Marzotto, psicologa, docente, mediatrice familiare presso il Servizio di psicologia per la coppia e la famiglia dell'Università Cattolica di Milano.
L’esigenza dei figli dei separati di vivere queste relazioni in modo sereno è chiaramente espressa anche nel recente libro Gruppi di parola per la cura dei legami familiari (Ed. Franco Angeli), di cui la professoressa è curatrice. Ma la sentenza, in sé, racchiude anche una sfida delicata: «Quella che ognuno s’impegni a portare in salvo, per il bene delle bambine, ciò che c’è di buono in ciascuna famiglia», avverte la Marzotto. «La distanza, anche geografica, non deve comportare un’abolizione della figura paterna e della famiglia paterna: gli affetti vanno coltivati e non censurati».
I nonni sono fondamentali nel sostegno ai nipoti e ai figli che all’improvviso sperimentano il dramma della separazione. «Ma questa grande risorsa ha un rovescio della medaglia», riflette la docente. «Ed è che la solidità affettiva ed economica dei nonni non dia luogo, per un figlio che si rifugia a casa dopo un matrimonio finito, a una sorta di “retrocessione” affettiva. E’ importante non confondere i ruoli: i nonni non possono sostituirsi ai figli nella funzione genitoriale, anche se quei figli stanno vivendo un momento difficile. Nella loro fondamentale funzione accuditiva, devono, in qualche modo, avere la forza e la saggezza per favorirne l’emancipazione, aiutandoli a ricostruire la propria vita senza sovrastarli e accompagnando i nipotini nel loro cammino di crescita, alimentando l’affetto e la cultura del rispetto anche per l’“altro pezzo” di famiglia».