Una denuncia secca, senza tanti giri di parole.
«C’è cibo per
tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il
consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai
nostri occhi», dice papa Francesco intervenendo alla Fao, a Roma, dov'è in corso la seconda Confereza mondiale sulla nutrizione. Bergoglio cita Karol Wojtyla che alla prima Conferenza internazionale sulla nutrizione, il 5 dicembre
1992, mise in guardia la comunità internazionale
contro il rischio del "paradosso dell’abbondanza". «Purtroppo», osserva papa Francesco, «questo "paradosso" continua a essere attuale. Ci
sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello
della fame; e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati
dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale,
dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica».
Per il Pontefice oggi «è doloroso constatare che la lotta contro la
fame e la denutrizione viene ostacolata dalla "priorità del mercato", e
dalla "preminenza del guadagno", che hanno ridotto il cibo a una merce
qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria.
E mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada,, e chiede
diritto di cittadinanza, di essere considerato nella sua condizione, di
ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non
elemosina». Oggi, ha notato il Santo Padre, «si parla molto di diritti,
dimenticando spesso i doveri»: forse - ha riflettuto - ci siamo
preoccupati «troppo poco di quanti soffrono la fame». D’altra parte «i
destini di ogni nazione sono più che mai collegati tra loro, come i
membri di una stessa famiglia, che dipendono gli uni dagli altri».
Il Papa con il Direttore generale della Fao, Jose Graziano da Silva. Foto Ansa. La foto in alto, invece, è dell'agenzia Reuters.
«Ma viviamo
in un’epoca in cui i rapporti tra le nazioni sono troppo spesso rovinati
dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in forme di aggressione
bellica ed economica, mina l’amicizia tra fratelli e rifiuta o scarta
chi già è escluso», ha osservato il Papa. «Lo sa bene chi manca del pane quotidiano e di un
lavoro dignitoso. Questo è il quadro del mondo, in cui si devono
riconoscere i limiti di impostazioni basate sulla sovranità di ognuno
degli Stati, intesa come assoluta, e sugli interessi nazionali,
condizionati spesso da ridotti gruppi di potere». Eppure le persone e i popoli sono lì ed «esigono che si metta in
pratica» la giustizia legale, quella contributiva e quella distributiva.
Per questo, ha sottolineato il Santo Padre, i piani di sviluppo e il
lavoro delle organizzazioni internazionali dovrebbero tener conto del
desiderio, «tanto frequente tra la gente comune», di vedere in ogni
circostanza rispettati i diritti fondamentali della persona umana e,
soprattutto, della persona che ha fame. «Quando questo accadrà – ha
proseguito il Papa - anche gli interventi umanitari, le operazioni
urgenti di aiuto e di sviluppo – quello vero, integrale – avranno
maggiore impulso e daranno i frutti desiderati». Certamente «l’interesse
per la produzione, la disponibilità di cibo e l’accesso a esso, il
cambiamento climatico, il commercio agricolo» devono ispirare le regole e
le misure tecniche di tali azioni, ma non solo: «La prima
preoccupazione deve essere la persona stessa, quanti mancano del cibo
quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e
sociali, e lottano solo per la sopravvivenza».
Aggiugendo alcune frasi "a braccio" al discorso praparato (in spagnolo)
Bergoglio ha lanciato un forte appello per la difesa della "Madre
Terra". E ha ammonito anche con un detto della sua Argentina: «Dio
sempre perdona, gli uomini perdonano a volte, la natura non perdona mai».