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lunedì 07 ottobre 2024
 
UDIENZA
 

Il Papa: «Niente porte blindate nella Chiesa»

18/11/2015  Nessuno deve sbarrare l'uscio del Tempio, perché la porta della misericordia di Dio “è sempre aperta”. L'ha detto Jorge Mario Bergoglio in Piazza San Pietro, esortando i fedeli a varcare quella porta, alla vigilia del Giubileo.

A meno di un mese dall’inizio dell’Anno Santo della misericordia il Papa dedica la catechesi all’udienza generale del mercoledì alle porte della Chiesa e non solo alla Porta santa. E spiega che essere devono essere aperte, non devono essere blindate e che la Chiesa è “un ovile” che accoglie e non una “prigione”. Bergoglio ha spiegato che “davanti a noi sta la porta, ma non solo la Porta santa: la grande porta della Misericordia di Dio - e quella è una porta bella! - che accoglie il nostro pentimento offrendo la grazia del suo perdono. La porta è generosamente aperta, ci vuole un po’ di coraggio da parte nostra per varcare la soglia” e ha invitato ad entrare per questa porta. Ha ricordato il Sinodo dei vescovi sulla famiglia osservando che “tutte le famiglie, e la Chiesa intera, hanno ricevuto un grande incoraggiamento a incontrarsi sulla soglia di questa porta aperta. La Chiesa è stata incoraggiata ad aprire le sue porte, per uscire con il Signore incontro ai figli e alle figlie in cammino, a volte incerti, a volte smarriti, in questi tempi difficili. Le famiglie cristiane, in particolare, sono state incoraggiate ad aprire la porta al Signore che attende di entrare, portando la sua benedizione e la sua amicizia”.

Porte aperte dunque e non blindate. Ecco la riflessione del Papa: “Ci sono posti nel mondo in cui non si chiudono le porte a chiave, ancora ci sono. Ma ce ne sono tanti dove le porte blindate sono diventate normali. Non dobbiamo arrenderci all’idea di dover applicare questo sistema, che anche è di sicurezza, a tutta la nostra vita, alla vita della famiglia, della città, della società. E tanto meno alla vita della Chiesa. Sarebbe terribile! Una Chiesa inospitale, così come una famiglia rinchiusa su sé stessa, mortifica il Vangelo e inaridisce il mondo. Niente porte blindate nella Chiesa, niente! Tutto aperto!”.

Poi il Papa ha allargato il ragionamento affrontando la questione simbolica delle porte, cioè “delle soglie, dei passaggi, delle frontiere” diventata oggi “cruciale”: “La porta deve custodire, certo, ma non respingere. La porta non deve essere forzata, al contrario, si chiede permesso, perché l’ospitalità risplende nella libertà dell’accoglienza, e si oscura nella prepotenza dell’invasione. La porta si apre frequentemente, per vedere se fuori c’è qualcuno che aspetta, e magari non ha il coraggio, forse neppure la forza di bussare”. Invece bisogna tenerle aperte e accogliere le persone con un sorriso e con  gentilezza da parte della Chiesa che è  “la portinaia” e non la “padrona della casa del Signore”: “Vorrei spendere una parola di gratitudine per tutti i custodi delle porte: dei nostri condomini, delle istituzioni civiche, delle stesse chiese. Spesso l’accortezza e la gentilezza della portineria sono capaci di offrire un’immagine di umanità e di accoglienza all’intera casa, già dall’ingresso. C’è da imparare da questi uomini e donne, che sono custodi dei luoghi di incontro e di accoglienza della città dell’uomo!”.

E ancora ha aggiunto: “La casa di Dio è un riparo, non è una prigione, e la porta come si chiama? … Gesù! E se la porta è chiusa, diciamo: “Signore, apri la porta!”. Gesù è la porta e ci fa entrare e uscire. Sono i ladri, quelli che cercano di evitare la porta: è curioso, i ladri cercano sempre di entrare da un’altra parte, dalla finestra, dal tetto ma evitano la porta, perché – ha poi proseguito sul testo - hanno intenzioni cattive, e si intrufolano nell’ovile per ingannare le pecore e approfittare di loro. Noi dobbiamo passare per la porta e ascoltare la voce di Gesù: se sentiamo il suo tono di voce, siamo sicuri, siamo salvi. Possiamo entrare senza timore e uscire senza pericolo”. La Chiesa dunque non deve chiudere la porta in faccia a nessuno con la scusa che uno non è di casa. Il papa ha fatto l’esempio della famiglia di Nazareth per dire che essa sa bene cosa significa trovarsi porte chiuse: “La Santa Famiglia di Nazareth sa bene che cosa significa una porta aperta o chiusa, per chi aspetta un figlio, per chi non ha riparo, per chi deve scampare al pericolo. Le famiglie cristiane facciano della loro soglia di casa un piccolo grande segno della Porta della misericordia e dell'accoglienza di Dio. E’ proprio così che la Chiesa dovrà essere riconosciuta, in ogni angolo della terra: come la custode di un Dio che bussa, come l’accoglienza di un Dio che non ti chiude la porta in faccia, con la scusa che non sei di casa”.

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