A
meno di un mese dall’inizio dell’Anno Santo della misericordia il Papa
dedica la catechesi all’udienza generale del mercoledì alle porte della
Chiesa e non solo alla Porta santa. E spiega
che essere devono essere aperte, non devono essere blindate e che la
Chiesa è “un ovile” che accoglie e non una “prigione”. Bergoglio ha
spiegato che “davanti a noi sta la porta, ma non solo la Porta santa: la
grande porta della Misericordia di Dio - e quella
è una porta bella! - che accoglie il nostro pentimento offrendo la
grazia del suo perdono. La porta è generosamente aperta, ci vuole un po’
di coraggio da parte nostra per varcare la soglia” e ha invitato ad
entrare per questa porta. Ha ricordato il Sinodo
dei vescovi sulla famiglia osservando che “tutte le famiglie, e la
Chiesa intera, hanno ricevuto un grande incoraggiamento a incontrarsi
sulla soglia di questa porta aperta. La Chiesa è stata incoraggiata ad
aprire le sue porte, per uscire con il Signore incontro
ai figli e alle figlie in cammino, a volte incerti, a volte smarriti,
in questi tempi difficili. Le famiglie cristiane, in particolare, sono
state incoraggiate ad aprire la porta al Signore che attende di entrare,
portando la sua benedizione e la sua amicizia”.
Porte aperte dunque e non blindate. Ecco la riflessione del Papa: “Ci
sono posti nel mondo in cui non si chiudono le porte a chiave, ancora ci
sono. Ma ce ne sono tanti dove le porte blindate sono diventate
normali. Non dobbiamo arrenderci all’idea di dover
applicare questo sistema, che anche è di sicurezza, a tutta la nostra
vita, alla vita della famiglia, della città, della società. E tanto meno
alla vita della Chiesa. Sarebbe terribile! Una Chiesa inospitale, così
come una famiglia rinchiusa su sé stessa,
mortifica il Vangelo e inaridisce il mondo. Niente porte blindate nella
Chiesa, niente! Tutto aperto!”.
Poi il Papa ha allargato il
ragionamento affrontando la questione simbolica delle porte, cioè “delle
soglie, dei passaggi, delle frontiere” diventata oggi
“cruciale”: “La porta deve custodire, certo, ma non respingere. La
porta non deve essere forzata, al contrario, si chiede permesso, perché
l’ospitalità risplende nella libertà dell’accoglienza, e si oscura nella
prepotenza dell’invasione. La porta si apre
frequentemente, per vedere se fuori c’è qualcuno che aspetta, e magari
non ha il coraggio, forse neppure la forza di bussare”. Invece bisogna
tenerle aperte e accogliere le persone con un sorriso e con
gentilezza da parte della Chiesa che è “la
portinaia” e non la “padrona della casa del Signore”: “Vorrei spendere
una parola di gratitudine per tutti i custodi delle
porte: dei nostri condomini, delle istituzioni civiche, delle stesse
chiese. Spesso l’accortezza e la gentilezza della portineria sono capaci
di offrire un’immagine di umanità e di accoglienza all’intera casa, già
dall’ingresso. C’è da imparare da questi uomini
e donne, che sono custodi dei luoghi di incontro e di accoglienza della
città dell’uomo!”.
E ancora ha aggiunto: “La casa di Dio è un riparo,
non è una prigione, e la porta come si chiama? … Gesù! E se la porta è
chiusa, diciamo: “Signore, apri la porta!”.
Gesù è la porta e ci fa entrare e uscire. Sono i ladri, quelli che
cercano di evitare la porta: è curioso, i ladri cercano sempre di
entrare da un’altra parte, dalla finestra, dal tetto ma evitano la
porta, perché – ha poi proseguito sul testo - hanno intenzioni
cattive, e si intrufolano nell’ovile per ingannare le pecore e
approfittare di loro. Noi dobbiamo passare per la porta e ascoltare la
voce di Gesù: se sentiamo il suo tono di voce, siamo sicuri, siamo
salvi. Possiamo entrare senza timore e uscire senza pericolo”.
La Chiesa dunque non deve chiudere la porta in faccia a nessuno con la
scusa che uno non è di casa. Il papa ha fatto l’esempio della famiglia
di Nazareth per dire che essa sa bene cosa significa trovarsi porte
chiuse: “La Santa Famiglia di Nazareth sa bene
che cosa significa una porta aperta o chiusa, per chi aspetta un
figlio, per chi non ha riparo, per chi deve scampare al pericolo. Le
famiglie cristiane facciano della loro soglia di casa un piccolo grande
segno della Porta della misericordia e dell'accoglienza
di Dio. E’ proprio così che la Chiesa dovrà essere riconosciuta, in
ogni angolo della terra: come la custode di un Dio che bussa, come
l’accoglienza di un Dio che non ti chiude la porta in faccia, con la
scusa che non sei di casa”.