2004-2014:
dieci anni dalla costruzione del muro a Betlemme, in Cisgiordania. E
dieci anni di “Un ponte per Betlemme - Giornata contro il muro”,
l'iniziativa di preghiera che ritorna ogni primo marzo, ideata dalla
“Campagna ponti e non muri”, ispirata dalle parole di papa
Giovanni Paolo II che, nel novembre 2003, invocando la pace, disse:
“Non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti”.
Sono
partiti in 25 dall'Italia, guidati dal veneziano don Nandino
Capovilla, consigliere nazionale di Pax Christi (Movimento cattolico
internazionale per la pace), da tempo impegnato per i diritti dei
palestinesi. «Andiamo a solidarizzare, pregare insieme a loro è il
miglior modo per dimostrare la nostra vicinanza. Ben sapendo che
qualsiasi cosa si fa in Terra Santa, assume una dimensione politica».
Sabato primo marzo, si sono
uniti,
assieme a gente proveniente da tutto il mondo, alle celebrazioni
organizzate dalle tre parrocchie di Betlemme, Beit Jala e Beit
Sahour, dove la presenza dei cristiani è ancora viva, ma messa a
rischio dalla scelta di molti di emigrare.
C'è
stata
la messa sotto gli ulivi a Beit Jala e da lì una processione
silenziosa ha
raggiunto
la parte di muro che costeggia il Caritas Baby Hospital (l'ospedale
pediatrico, gestito dalle suore elisabettine di Padova), per la
recita del rosario. Si è
riposta
la speranza nella Madonna, come ha fatto papa Francesco, il primo
gennaio 2014, Giornata mondiale per la pace: «A te, Maria, affidiamo
il grido di pace delle popolazioni oppresse dalla guerra e dalla
violenza, perché prevalgano il coraggio del dialogo e della
riconciliazione». Si è
meditato
sulle parole di Etty Hillesum, a cento anni dalla sua nascita: “Il
filo spinato è una pura questione di opinioni. 'Noi dietro il filo
spinato? - diceva un vecchio indistruttibile accennando
malinconicamente con la mano - Sono
piuttosto loro a vivere dietro il filo spinato', e intanto indicava
le alte ville, che stanno come guardiani dall'altra parte della
recinzione” (Hillesum, Lettere 1942-43).
Sono
state ricordate
anche le popolazioni civili stremate dai conflitti in vari Paesi:
dalla Siria alla Repubblica Centrafricana, dal Sud Sudan, alla
Nigeria.
Iniziative
analoghe sono state promosse, in contemporanea, in varie parrocchie
italiane.
La scelta
di Beit Jala come luogo di preghiera è fortemente simbolica, perché
è situata nella valle del Cremisan, ricca di uliveti, e
caratterizzata da una fruttifera e millenaria produzione agricola,
oltre che vinicola, curata dai frati salesiani. Una fonte di reddito,
quindi, per le 58 famiglie che vi abitano. Nonostante i terreni siano
di proprietà palestinese, oltre che di due comunità religiose
salesiane, l'amministrazione militare israeliana ha deciso di
annetterli. Un
ordine del 2006 prevederebbe, infatti, la requisizione dell’area e
la costruzione del muro di separazione, giustificate dalla reiterata
formula “motivi di sicurezza”.
Mentre padre Ibrahim Shomali,
parroco di Beit Jala, ha detto chiaramente che obiettivo del muro «è
unire gli insediamenti israeliani di Hilo e Har Gilo, ma questo
recherà alla comunità palestinese danni economici imponenti». E
mons. Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme: «Il muro che vediamo a
Betlemme è traduzione di altri muri nel cuore e nella testa
dell'uomo: muro di odio, di paura e di sfiducia».
La
Corte Suprema di Giustizia israeliana per il momento ha fatto
interrompere i lavori. Ma, dice don Nandino: «La questione è solo
rinviata al 30 luglio, tuttavia continuiamo a sperare». E, appunto,
a pregare. Le suore del Caritas Baby Hospital lo fanno ogni venerdì.
«Cerchiamo di instaurare un dialogo con i soldati di sorveglianza -
dice suor Lucia Corradin - ma è difficile. Ci dicono che quello è
il loro dovere. A volte, per far loro abbassare il fucile, noi
dobbiamo abbassare il rosario».
Secondo
Don Nandino, quest'anno c'è qualche motivo in più per essere
positivi: il 2014 è stato scelto dall'Assemblea generale dell'Onu
come anno internazionale della solidarietà con il popolo palestinese
e poi, a breve, ci sarà la visita del Papa. «Certamente, un
avvenimento di grande significato, atteso da tutti. Speriamo che lo
Spirito Santo gli ispiri le parole giuste».