Il
28 giugno di cento anni fa un giovane di neanche vent’anni innescò
a Sarajevo la prima guerra mondiale. Accadde in un attimo. Due soli
colpi di pistola bastarono a generare un'immensa carneficina, 20
milioni di morti, 21 milioni di feriti, mutilati, invalidi.
E una
serie numerosa di altre guerre che in alcune parti del mondo come il
Medio Oriente non sono ancora finite.
Nessuno aveva previsto
Nessuno aveva previsto
quello che sarebbe successo. Nessuno lo aveva neanche immaginato. I
governanti e tutti i responsabili delle principali decisioni avevano
fatto i loro calcoli, avevano i loro eserciti, le loro armi, i loro
soldi e le loro alleanze. Eppure nessuno di loro riuscì a prevedere
quello che stava per accadere.
I governanti erano
ciechi e la gente inconsapevole. Così l’Europa si ritrovò, a sua
insaputa, a dare inizio al secolo più sanguinoso della storia.
Ancora tante guerre nel mondo
A
cento anni da quella terribile catastrofe dobbiamo riconoscere che
molti governanti continuano a non vedere e che molta gente preferisce
non sapere.
La guerra da lungo tempo (per fortuna) non ci tocca più
da vicino e tutto quello che succede o che facciamo al di là dei
nostri confini non lo prendiamo molto sul serio. Così ci ostiniamo a
non vedere che il mondo sta andando fuori controllo, che è in corso
una vasta ridefinizione di Stati, comunità, identità e
appartenenze, che la crisi economica e culturale sta svuotando di
ricchezza tantissima gente, che armi spaventose circolano e guerre
scoppiano con sempre maggiore facilità, che l’instabilità e la
violenza armata crescono a vista d’occhio alle porte di casa, che i
problemi sono molto complessi e urgono decisioni molto difficili.
La pace sembra una buona idea solo quando sei in guerra
È
difficile accettarlo ma oggi come ieri stiamo rischiando grosso per
via dello stesso atteggiamento irresponsabile di coloro che hanno il
potere di prendere le decisioni che contano. Ma il problema è anche
nostro. Nel 1914 la gente era realmente all’oscuro. Oggi nessuno
potrebbe salvarsi dicendo che tutto è accaduto “a mia insaputa”.
Siamo consapevoli ma rassegnati, come se avessimo rinunciato a
controllare il nostro destino. La pace sembra una buona idea solo
quando sei in guerra. A noi, che abbiamo vissuto settant’anni di
pace, non interessa un gran che. Non ci crediamo molto e quindi non
ce ne curiamo.
"Perché amiamo la pace e non possiamo lasciare che qualcuno ce la tolga"
Per questo abbiamo
deciso di organizzare il prossimo 19 ottobre
un’altra Marcia Perugia-Assisi. Perché
amiamo la pace e non possiamo lasciare che qualcuno ce la
tolga. Perché dobbiamo risvegliare il senso, la consapevolezza dei
pericoli che stiamo correndo. Perché la crisi ci sta accecando e
dobbiamo riaprire gli occhi sul mondo che ci circonda. Perché la
politica è in grave difficoltà e c’è bisogno che ciascuno di noi
impari a vivere responsabilmente. Perché dobbiamo imparare a fare le
cose che si devono fare anche se sono difficili.
"Se due colpi di pistola hanno scatenato una guerra, una marcia della pace può iniziare una nuova storia"
La
Marcia Perugia-Assisi è sempre stata un grande evento capace di
suscitarne molti altri. E così sarà anche questa volta se anche tu
deciderai di fare qualcosa. Decidere di esserci, di esserci da
protagonista, di passare parola, di convincere altri a partecipare,
di far sentire la tua voce, di dare voce a chi non ce l’ha. In
fondo, se due colpi di pistola hanno potuto scatenare una guerra, una
marcia della pace può dare inizio a una nuova storia.