Secondo Oxfam questo studio sulle grandi diseguaglianze nel pianeta ha rivelato che lo scorso anno erano 85 i paperon de' paperoni che detenevano la ricchezza del 50% della popolazione più povera, 3,5 miliardi di persone.
Quest'anno il numero è sceso a 80, una diminuzione impressionante dai 388 del 2010. La crisi colpisce anche i più ricchi? Macché, in pochi anni, tra il 2009 e il 2014 la ricchezza di questi 80 è raddoppiata in termini di liquidità.
Insomma viviamo in un mondo dove l'1% della popolazione possiede più di tutti noi messi insieme. Un trend che sembra inarrestabile e che si avvita su se stesso. Infatti questo incredibile dislivello è l’emblematica rappresentazione dell’ingiustizia, dato che l'esplosione della disuguaglianza frena la lotta alla povertà in un mondo dove oltre un miliardo di persone vive con meno di un euro al giorno, e dove una persona su nove non ha nemmeno di che mangiare.
Una situazione tanto disperata quanto schizofrenica: il pianeta produce ogni anno, secondo i dati della Fao, cibo per 12 miliardi di persone. Un patrimonio alimentare sconfinato, utilizzato non in funzione di principi naturali di sussistenza ma come valore-scambio nei circuiti speculativi delle varie borse dei Paesi occidentali.
Winnie Byanyima, direttrice esecutiva di Oxfam International si domanda: «La portata della disuguaglianza è semplicemente sconcertante e nonostante le molte questioni che affollano l'agenda globale, il divario tra i ricchissimi e il resto della popolazione mondiale rimane un totem, con ritmi di crescita preoccupanti». Questo fenomeno è tanto più preoccupante in relazione al fatto che la produzione industriale a livello mondiale, rapportata ai dati sui consumi degli individui, dimostra che il pianeta soffre di una sovrapproduzione di beni e servizi.
Un fenomeno senza precedenti nella storia dell’umanità
Certo, questo è ciò che i tecnici chiamano “crisi”, o deflazione, effetti che certo non sono il prodotto dello sviluppo tecnologico, industriale o dei mercati, ma del controllo in poche mani delle principali risorse naturali del pianeta.
Vien da chiedersi se le oligarchie economiche internazionali non si siano ormai impadronite del mondo e dei suoi abitanti. Un fenomeno, per estensione e portata, senza precedenti nella storia dell’umanità. Una nuova forma di imperialismo che, fatalmente, finirà per mettere in discussione non solo la sopravvivenza delle aree maggiormente depresse e storicamente afflitte da una endemica povertà, ma anche l’autonomia e la qualità della vita delle aree più sviluppate.
Per il direttore generale di Oxfam Italia, Roberto Barbieri, «se il quadro rimane quello attuale anche le élite ne pagheranno le conseguenze». Già, perché alla fin fine è questo il grosso rischio delle concentrazioni economiche senza freno. Ormai il bilancio annuale di una media multinazionale è di gran lunga più ricco del Pil della maggioranza degli Stati.
Insomma il futuro potrebbe riservarci inediti fenomeni di implosione del sistema economico. In una nota, Oxfam, chiede ai governi di adottare un piano in sette punti per affrontare la disuguaglianza, come combattere l’evasione fiscale, investire nei servizi gratuiti fondamentali e universali (come istruzione e sanità), spostare la pressione fiscale dal lavoro e dai consumi alle rendite e ai capitali, costruire reti di sicurezza per i più poveri, introdurre salari minimi.