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sabato 19 aprile 2025
 
 

2092, apocalisse a Venezia

11/11/2011  Nel suo ultimo romanzo, "La seconda mezzanotte", Antonio Scurati immagina che la città, all'indomani di un'ondata, venga trasformata in un parco giochi del vizio.

Siamo nel 2092. È il 25 dicembre: una data che non può essere casuale, e infatti non lo sarà. Il luogo è Venezia o, meglio, Nova Venezia: dopo essere stata ridotta a un'immensa palude da un'ondata alluvionale, la città lagunare è stata acquistata da una multinazionale cinese, che ne ha fatto un proprio protettorato, consacrato al vizio, alla liberazione degli istinti, al piacere e alla violenza. Piazza San Marco, ad esempio, è stata trasformata in un'arena, nella quale si ripetono gli spettacoli gladiatori dell'epoca romana, se possibile ancora più cruenti e gratuiti. Agli ultimi veneziani, confinati in un ghetto, è stata interdetta la riproduzione: nell'arco di qualche decennio di loro non rimarrà traccia e Nova Venezia sarà un'enclave di proprietà cinese aperta ai turisti di tutto il mondo, pronti a spendere per assicurarsi il soddisfacimento di desideri che, in un passato di cui sembra non restare memoria alcuna, si sarebbero detti inconfessabili.

In questa sfrenata orgia senza limiti, sembra che nessuno abbia più la voglia, la forza, la possibilità di ribellarsi, forse perché l'immagine di una vita diversa è semplicemente svanita nel nulla: un'alternativa alla situazione presente è in-concepibile. Un giorno, quel giorno, però, accade qualcosa di nuovo e sconvolgente, che innescherà una serie di reazioni inedite e imprevedibili. Anzi, due fatti scalfiranno la coltre di rassegnazione sotto la quale si consuma e disperde l'esistenza degli abitanti di Nova Venezia. Il primo investe il Maestro, ovvero colui che prepara e allena i gladiatori, chiamati a dare sanguinaria esibizione nell'arena, per divertire  spettatori eccitati. Gli è nata una figlia: un evento «definitivo», senza ritorno. Sfuggendo al meccanismo che impediva la riproduzione, il Maestro è diventato padre. Un padre che per la figlia neonata (ecco il 25 dicembre) diventa nuovamente capace di pensare a un modo diverso di vivere e, quindi, a immaginare una ribellione allo status quo.

Anche un altro uomo ha deciso di ribellarsi: Spartaco, il più forte dei gladiatori. Se per il Maestro sono stati l'affacciarsi di una nuova vita e la responsabilità della paternità la causa scatenante della sua rivolta interiore, per Spartaco è un sentimento d'amore. Quando la donna ch'egli ama subisce una terribile violenza, decide di tentare l'impossibile: fuggire da Nova Venezia, cercare un altro luogo in cui poter vivere. E le pagine che descrivono l'odissea di Spartaco fuori dall'alta cinta eretta dai cinesi per imprigionare i veneziani sono, a nostro avviso, fra le più incisive e intense (ci hanno richiamato alla mente la fuga verso la salvezza del padre e del figlio protagonisti del bellissimo La strada di Cormac McCarthy). Stupenda la scena in cui il suo disperato peregrinare verrà spezzato da quella che al fuggiasco apparirà come un'allucinazione: un bambino, che lo condurrà in una chiesa dove si sta celebrando un battesimo (torna ancora il tema della vita che, con il suo semplice riproporsi, è una dichiarazione di guerra alla morte, alla fine, al degrado, alla distruzione, materiale e morale).

Ci fermiamo qui nel ripercorerre la trama di La seconda mezzanotte di Antonio Scurati. (Bompiani). Più che alla fantascienza, l'autore dichiara - a ragione - di essersi ispirato al genere apocalittico e alle grandi distopie classiche (George Orwell e Huxley, ma nei ringraziamenti finali si citano anche i filosofi Hans Blumenberg e Peter Sloterdijk). Che cos'altro è questa potente e inquietante visione se non un'"anticipazione" di ciò a cui siamo destinati, una dolorosa profezia di ciò che ci attende? La proiezione nel futuro è funzionale all'analisi del presente, da essa scaturisce. Ciascuno valuti se i germi di ciò che Scurati immagina amplificato e compiuto fino agli esiti estremi non siano già presenti e operanti nella nostra società: il disprezzo della dignità umana, l'individualismo, la legittimazione di ogni piacere e vizio, il dominio della legge del più forte, la violenza in ogni sua forma. Perfino il tema del cambiamento climatico, indotto dall'uomo, che sta rendendo inospitale la nostra casa, la terra, e la "conquista del mondo" da parte della Cina e dei potenti di turno nel grande giro della storia, sono trattati e sottoposti all'urgenza di una riflessione. Un'onesta disamina critica dei fenomeni che stanno investendo la nostra epoca rendono plausibile e credibile l'apocalisse evocata dallo scrittore.

Proverà angoscia e disagio, il lettore, leggendo La seconda mezzanotte. E così dev'essere, perché - pensiamo - è proprio questo l'obiettivo che l'autore si è prefisso mentre elaborava la sua tragica visione. Da parte nostra, riconosciamo in essa una "provocazione" stimolante e necessaria, rivolta a una civiltà che sta assistendo inerme, rassegnata e inconsapevole al suo declino e al suo collasso. Riusciremo, noi uomini di oggi, a trovare, come il Maestro e Spartaco, la forza per ribellarci e riconquistare la nostra civiltà?

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