Trent’anni di matrimonio, un figlio di ventisette anni, e io che non sopporto più mio marito. Ha un’altra donna? No, magari! Mi tratta male, mi insulta, mi picchia? Nemmeno per sogno. E allora? È un musone nato, non mi dice mai nulla di sé.
Un tempo parlavo io, gli raccontavo delle mie amiche, lui ascoltava (ascoltava?) e zitto. Adesso voglio separarmi. Ma perché non ci riesco?
Elisabetta
La risposta di Mariateresa Zattoni
Non ho mai visto un coniuge che si voglia separare e non ci riesca! Tu non ci riesci perché in fondo lo ami ancora? Non ci riesci perché ti spaventa la solitudine, ora poi che il vostro unico figlio se n’è andato? Risposte troppo semplici, cara Elisabetta! E allora? Allora facciamo un’altra ipotesi: ambedue alla lunga del vostro rapporto di coppia non avete elaborato la delusione. Avete lasciato correre, avete sepolto sotto il tappeto le difficoltà, avete pensato (ambedue!) che prima o poi magicamente qualcosa sarebbe cambiato. Tu hai tappato i buchi con la cura del figlio, con le tue numerose amicizie... e lui con il suo ritiro sempre più silenzioso.
E così siete finiti nel circuito della delusione che – come riusciamo a immaginare – è ricorsivo (Malagoli-Togliatti, La terapia con la coppia), e cioè si tenta un cambiamento, qualcosa sembra muoversi e poi... tutto ritorna come prima. Di solito è la moglie che generosamente dice, poniamo, “gli farò qualche bella sorpresa, gli preparerò una bella cenetta...”; lì per lì il rapporto sembra riprendere vita, poi... tutto ritorna come prima! E magari uno/una si mette la medaglia: “Io ci ho tentato, sei tu che non cambi”. Ma nei rapporti di coppia cambiare perché l’altro cambi non è mai una mossa intelligente, infatti l’altro/a sente puzza di credito e... si ritira sempre più nel noto, cioè non cambia.
E allora? Allora bisogna rendersi conto che la delusione di coppia non è un fulmine a ciel sereno, è – semplicemente – normale! Tutte le coppie, all’inizio del rapporto, dopo anni, perfino alle nozze d’oro hanno a che fare con la delusione. Normale. Perfino benedetta. Perché? Perché grazie alla delusione un coniuge smette di guardare sé stesso, di autocommiserarsi e... comincia a vedere con occhi diversi.
È la coppia che si nutre di altruismo, che significa guardare l’altro per ciò che è e non per come mi delude, per come non è fatto per me! Forse tu, cara Elisabetta, stai già cominciando. Puoi chiedergli empaticamente: “Come stai? Faccio qualcosa che ti dà fastidio?”. Forse nasce qualcosa di nuovo... Auguri!