Cina, Iran e Iraq. Sono questi i Paesi dove il boia non resta mai inattivo e la pena di morte viene applicata in modo sistematico. La denuncia arriva dal Rapporto 2013 di “Nessuno Tocchi Caino”, l'associazione nata nel 1993 e impegnata per l'abolizione della pena capitale.
Tuttavia ci sono segnali positivi, infatti il Rapporto sostiene che «l'evoluzione positiva verso l'abolizione della pena di morte in atto nel mondo da oltre quindici anni, si è confermata nel 2012 e nei primi sei mesi del 2013».
Di fronte a 40 Paesi che mantengono la pena di morte (33 dei quali dittatoriali, autoritari o illiberali), sono 158 i Paesi che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica. Di questi, i Paesi totalmente abolizionisti sono 100.
Nel 2012 sono 22 i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali, per un totale di almeno 3.967 persone giustiziate (erano state oltre 5.000 l'anno precedente). Le esecuzioni sono riprese in alcuni Paesi che le avevano sospese (come il Giappone, l'India e l'Indonesia). «Questi passi indietro sono un segnale preoccupante, significa che i diritti non sono mai acquisiti una volta per sempre», commenta Emma Bonino, ministra degli Esteri.
La ministra ha sottolineato i progressi rilevati in Cina. Da sola la Cina ha effettuato il 76% delle esecuzioni del 2012, tuttavia, rispetto al passato, c'è una significativa riduzione delle condanne a morte eseguite. «Dalla Cina», dice Bonino, «ora abbiamo più informazione e trasparenza, inoltre ogni condanna a morte deve essere valutata dalla Corte Suprema del Popolo».
Negli Stati Uniti le esecuzioni sono state 43, lo stesso numero del 2011, ma sono state effettuate in un numero minore di Stati. In Europa l'unico Stato che applica la pena capitale è la Bielorussia (nel 2012 tre uomini sono stati giustiziati per omicidio).
Il Rapporto 2013 di Nessuno Tocchi Caino è dedicato a Martin O' Malley, Governatore del Maryland, che il 2 maggio scorso ha abolito la pena di morte, diventando il sesto Stato americano in sei anni ad abrogarla.