Si deve a Carlo Azeglio
Ciampi la ripresa del significato più autentico della festa del 4 novembre: risvegliare
in tutti gli italiani il sentimento dell’unità nazionale. Durante il suo
settennato Ciampi affrontò i rigurgiti secessionisti e gli strappi al tessuto
sociale del Paese richiamando alla memoria la storia tormentata del nostro
Paese e rafforzando il più genuino e sano orgoglio nazionale. Non solo dunque
la festa delle forze armate, ma quella di tutti i cittadini che fanno memoria
dei morti della prima guerra mondiale (la festa fu istituita nel 1918) e si
impegnano per un futuro di pace.
Lo ha ricordato, proprio
alla vigilia della celebrazione di quest’anno, anche monsignor Giovanni
Ricchiuti, presidente di Pax Christi e vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva
delle Fonti: «Questo è il giorno in cui ricordare la fine della prima Guerra
Mondiale, “inutile strage”. Facciamo memoria dei tantissimi morti e il loro ricordo
ci impegni sulla strada della pace e del ripudio della guerra».
Monsignor Ricchiuti, però,
denuncia anche che in quella che papa Francesco chiama terza guerra mondiale a
pezzi «anche l’Italia ha un ruolo importante. Come tacere davanti all’aumento
della vendita di armi italiane? Noi abbiamo la legge 185/90 che vieta di
vendere armi a Paesi in guerra o che violano i diritti umani. E invece è
documentato che dall’Italia sono partite armi per l’Arabia Saudita, che sta
bombardando lo Yemen. Ora c’è anche un’inchiesta della Procura di Brescia.
Speriamo che si faccia piena luce e che emerga tutta la verità».
Non si possono accettare, è
il parere di Pax Christi, «le risposte della ministra Pinotti e del ministro
Gentiloni che sostengono che contro l’Arabia Saudita non c’è nessun embargo
dell’Onu e quindi... è tutto regolare. Arrivando anche a sostenere, come
scusante, che ci sono altri Paesi che ne vendono più di noi. Noi, come Pax
Christi, insieme ad altri, abbiamo voluto con forza la legge 185/90 sul
controllo della vendita di armi, e vogliamo che venga rispettata!».
Monsignor Ricchiuti è
sconcertato anche per «la recente posizione dell’Italia all’Onu, lo scorso 27
ottobre: 123 nazioni hanno votato a favore di un Trattato di messa al bando
degli ordigni nucleari per il 2017, e l’Italia invece ha votato contro! Questo
è molto grave! Dobbiamo chiedere spiegazioni. Non possiamo accettare che si
continuino a produrre i costosissimi F-35, destinati al trasporto anche di
ordigni nucleari, non possiamo accettare la follia della guerra».
Con gli altri vescovi presidenti
di Pax Christi monsignor Ricchiuti ha ricordato quanto già detto nel 1965 dal
Concilio Vaticano II: «Ogni atto di
guerra, che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di
vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa
umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato. La corsa agli
armamenti è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo
intollerabile i poveri; e c’è molto da temere che, se tale corsa continuerà,
produrrà un giorno tutte le stragi, delle quali va già preparando i mezzi». E
chiede che anche la festa del 4 novembre diventi occasione per far diventare
l’impegno per la pace «un impegno prioritario di tutta la Chiesa».
Intanto oggi, nelle
celebrazioni, si rende omaggio ai caduti con la deposizione di una corona al
milite ignoto seppellito al Vittoriano, a Roma.
Il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella è stato accolto in piazza Venezia non solo da uomini e donne in
uniforme, ma anche da un gruppo di studenti delle scuole cittadine. Tra gli
altri, sono stati schierati reparti di Esercito, Marina,
Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza impiegati
nell'ambito delle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal recente sisma.
«Questa giornata», sottolinea un comunicato della
Difesa che ha anche preparato un video per l’occasione, «simboleggia la
determinazione degli uomini e delle donne della Difesa italiana, sempre pronti
a sacrificarsi quotidianamente al servizio del Paese, quali garanti della
tutela e della sicurezza collettiva ma pronti anche a prestare servizio e a
soccorrere le popolazioni in difficoltà».