Oggi Mario Fornero ha 81 anni. Ricorda con orgoglio l'estate del 1973, quando insieme ad altri sei "pionieri" arrivò a Nyabikere, in Burundi, per avviare il primo progetto di cooperazione internazionale allo sviluppo di CISV - Comunità Impegno Servizio Volontariato.
"Approdammo in uno dei Paesi con il reddito più basso al mondo", racconta Fornero, "senza un appoggio, senza un progetto definito, ma fiduciosi e forti della generosità degli amici rimasti in patria, pronti a sostenerci economicamente a costo di grandi sacrifici".
Nei primi anni '70 i volontari CISV arrivarono infatti in un Paese giunto all'indipendenza da un decennio e che, proprio in quegli anni, avrebbe vissuto il dramma del genocidio di quasi mezzo milione di persone e di altrettanti profughi, costretti a fuggire in Zaire e Tanzania. Conflitti interetnici, colpi di stato e guerra civile non hanno che fatto che peggiorare, negli anni successivi, la povertà endemica della popolazione. Eppure CISV è rimasta in Burundi, continuando a collaborare con associazioni locali e riuscendo a mettere in piedi decine di scuole primarie, cooperative agricole, centri sanitari, pozzi e impianti per l'acqua.
"Sono tornato da poco in Burundi", racconta il presidente CISV Federico Perotti. "Ho trovato un Paese finalmente in pace anche se non mancano le tensioni, un Paese dove iniziano a funzionare i meccanismi democratici. Ripercorrendo i luoghi e le realizzazioni di tanti anni di lavoro, non sono rimasto deluso. Oggi possiamo dire con una punta d'orgoglio che l'impronta, l'impatto di quanto CISV ha fatto in questi anni sono rimasti, dimostrandosi sostenibili nel tempo".
Oltre alle realizzazioni pratiche, per CISV uno dei maggiori motivi di soddisfazione viene dall'aver contribuito, negli anni, alla ricostruzione del tessuto sociale del Paese, con progetti che garantissero la partecipazione democratica della popolazione o il rientro dei profughi rimasti senza terra.
Molte le soddisfazioni raccolte, quindi, ma anche la consapevolezza che gli errori commessi sono stati uno stimolo costante a migliorarsi. "Alcuni insuccessi hanno permesso la revisione e il ri-orientamento di alcune nostre azioni", riconosce Perotti. "Come le difficoltà nella gestione finanziaria e amministrativa da parte delle cooperative, i cui membri sono spesso analfabeti o anziani. Oppure la vendita dei prodotti sul mercato che stenta a decollare". La strada scelta perché le inevitabili battute d'arresto non si trasformassero in ostacoli insormontabili, è stata quella per esempio di puntare sempre più sulla formazione e sull'apporto di giovani e donne, più aperti all'innovazione, come spiega Simone Teggi, uno dei volontari attualmente in servizio in Burundi.
La cooperazione internazionale, per sua stessa natura, non è mai a senso unico. "I risultati raggiunti sono stati possibili perché, oltre alle competenze tecniche, i volontari CISV ci hanno messo il cuore, mantenendo questo stile anche al rientro in Italia", conclude il presidente Perotti. Degli oltre 70 volontari che negli anni hanno lavorato in Burundi, infatti, molti hanno costruito reti di solidarietà e sviluppo anche in Italia: per esempio Mario ha animato due comunità laiche, Gabriella si occupa di accoglienza ai profughi e senza tetto, Sara è impegnata nel sostegno all'agricoltura biologica e sostenibile.
Il 4 agosto tutti questi volontari in Italia celebreranno 4 decenni di cooperazione, trasmettendo una testimonianza della loro esperienza personale. Contemporaneamente in Burundi i cooperanti CISV saluteranno la ricorrenza in compagnia di collaboratori e delle popolazioni locali. Dall'Italia al Burundi, e viceversa. 40 anni dopo, l'esile sentiero tracciato allora è diventato un'ampia strada.
Per maggiori informazioni consultare il sito: www.cisvto.org