Siamo vicini ai settant’anni e ci siamo beccati il Covid: prima io, poi mia moglie. Non siamo stati molto male, davvero, ma eravamo reclusi; i figli con le loro famiglie non si sono fatti più vivi, giustamente, ci portavano a turno la spesa sulla porta. E noi due a non poter uscire... e quante litigate sono nate tra noi due... lei voleva sempre la Tv accesa, specie sul Papa, e io volevo un po’ di silenzio... Insomma, dopo quarant’anni di matrimonio che credevamo felice ci siamo odiati. Ora siamo guariti, ma pieni di cicatrici. ENRICO
— Descrivi molto bene, caro Enrico, la vostra vita coniugale da reclusi e ora chiedi aiuto per guarire le cicatrici. Hai ragione, proviamo a capire perché: nella vita normale due coniugi hanno le loro attività, le loro “uscite”, anche da pensionati. Ad esempio, tu descrivi le tue grandi camminate e lei – quelle rare volte che viene con te – dopo due chilometri è già stanca e vuol tornare indietro. Di solito, nella vita “normale”, si crede di conoscersi, invece quando si è costretti a rimanere negli stessi sessanta metri quadri per quindici giorni saltano fuori tutte le “insopportabili” differenze.
Vero, verissimo: questo è uno degli insostenibili pesi del Covid. E non è colpa vostra! Ma il problema (non la colpa!) c’è e rischia di lasciare strascichi pesanti anche post Covid. Allora non ci resta che guardare in faccia questi problemi per non tramutarli in accuse: primo, ai tuoi occhi tua moglie è una spendacciona, mentre tu sei un saggio risparmiatore; ad esempio, lei terrebbe sempre accesa l’aria condizionata e tu la vorresti solo per le ore caldissime eccetera. È a dire: le differenze (inevitabili!) da “reclusi” rischiano appunto di diventare accuse. Ma attenti a non scambiare la causa per l’effetto: di fatto non è cambiato nulla, solo che da “prigionieri” era molto più difficile sopportare le differenze.
So che siete così saggi da non spifferarlo ai vostri figli, non ne vale la pena. Secondo: ora potete sorriderci su, dicendovi in allegria, nel post Covid, “eri così insopportabile e ti ho amato lo stesso. Anzi, non ti cambierei con nessun altro al mondo”. Questo è il frutto buono del Covid, se lo volete; del resto tu racconti che dopo un po’ di giorni vi siete accordati almeno su una cosa: ore 15 ora del film per Tv. E ciascuno poteva sceglierlo a giorni alterni. Ti pare poco? Ora potete sorriderne e scoprirvi più forti del virus! E potete tornare in allegria ai vostri “impegni” che vi tengono un po’ distanti l’uno dall’altra. Per ritrovarsi poi, non vi pare?