Alfredo Bazoli.
di Alfredo Bazoli
Prendo con emozione la parola in quest’aula, dove intervengo abitualmente da senatore. Ma oggi è diverso, oggi intervengo semplicemente come Alfredo Bazoli, figlio di Giulietta morta a Brescia in Piazza della Loggia il 28 maggio del 1974.
Cosa resta dopo 50 anni di quella strage, di quelle otto vittime uccise da una bomba in quella mattina piovosa, del dolore muto dei parenti, dello strazio di una città?
Rimangono le immagini, quelle fotografie in bianco e nero che alludono a un tempo lontano, corpi per terra, studentesse in lacrime, un infermiere che alza il braccio per chiamare aiuto riverso sul corpo di mia madre, Arnaldo chino su ciò che resta di Alberto, Manlio che sorregge Livia.
Rimangono i ricordi di chi c’era, rimaniamo noi parenti, testimoni involontari della nostra storia personale.
E rimangono le commemorazioni, il fare memoria insieme, come oggi.
E non è mai banale, mai sbagliato, mai inutile, anche quando appare stanco o ripetitivo, anche quando sembra un dovere e non una necessità, anche quando il tempo ha lenito le ferite, ha sbiadito i significati, ha trasformato la società.
Sapere su quali radici è cresciuta la nostra democrazia, attraverso quali prove e quali cadute e quali sfide e quali sacrifici si è consolidata, tutto ciò aiuta a capire il nostro presente così complicato, a dargli una profondità, delle coordinate che servono anche per non farsi trovare impreparati dal futuro che incombe.
Perché la storia di Piazza della Loggia, della strage, dei suoi caduti, è la storia di un attacco alla democrazia, dell’utilizzo di uno strumento tanto diffuso ancora oggi nel mondo, la violenza, il terrore, per indirizzare e condizionare l’evoluzione politica del Paese, per limitare la sua libertà.
Di questo occorre parlare, nel tentare di ripristinare le emozioni della città di Brescia, che fece i conti con la barbarie di una bomba nella piazza del municipio, durante una manifestazione antifascista, per uccidere a caso quante più persone possibile.
Soffermarsi per un giorno, per qualche ora, per un istante a riflettere su ciò che è stato, su ciò che poteva essere, su ciò che potrebbe accadere.
Non fu un episodio isolato, un piccolo incidente concluso e chiuso dentro il flusso della storia, e non riguarda solo noi parenti, non riguarda solo la nostra città.
Il sangue versato in quella piazza allude all’esercizio del potere occulto, che è il vero nemico della democrazia, che invece si fonda sulla limpidezza e la trasparenza della responsabilità e del potere. Potere occulto che esercita il suo ruolo nelle dinamiche della società per le sue finalità opache, che non esita a usare strumenti violenti, e che si combatte rendendolo visibile, contrastandolo con le armi forti della democrazia, della consapevolezza, della partecipazione, della comprensione dei fatti e degli eventi.
Per questo, per questa esigenza di limpidezza che è così essenziale alla libertà è necessario avere chiaro il quadro di ciò che è successo, e anche delle responsabilità personali oltre che politiche, che si perseguono attraverso gli strumenti della giustizia anche a tanti anni di distanza, non per una esigenza di vendetta, ma per una necessità democratica.
Non sono inutili le sentenze recenti, quelle che hanno condannato gli organizzatori neofascisti di Ordine Nuovo, non sono inutili le indagini di oggi, che perseguono gli esecutori e i fiancheggiatori e i complici dentro lo stato, perché sono la sanzione della capacità delle istituzioni democratiche di gettare luce sulle ombre del potere occulto che attenta alle nostre libertà.
E per questi motivi è necessario sapere, divulgare, conoscere la verità: perché è nella indifferenza, nella ignoranza, nella confusione, con la mistificazione interessata che si muove chi ha interesse a tessere le trame occulte che ledono le nostre libertà, intorbidendo le acque, oggi come allora.
I morti di piazza della Loggia, come i partigiani torturati e fucilati dai nazifascisti, come le vittime di ogni terrorismo sono i caduti per la nostra libertà, sono il sacrificio che la nostra fragile democrazia ha richiesto per garantirci la libertà di oggi, e per la quale vale ancora la pena di combattere.
Non dimentichiamolo, non dimentichiamoli.
(foto in testata: ANSA)