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lunedì 14 ottobre 2024
 
 

E la Bindi porta la Commissione Antimafia in Aula

22/12/2013 

Chi l’avrebbe detto che a distanza di 50 anni, invece che celebrare la fine di quel fenomeno territorialmente circoscritto alla Sicilia, come recitava l’art 1 della legge istitutiva della Commissione antimafia del 1962, si sarebbe finiti a parlare di infiltrazioni mafiose nell’economia, nella finanza, di internazionalizzazione, di colletti bianchi? Di mani delle mafie sul Nord e fuori d’Italia, sulla green economy, sulle nanotecnologie?

Camaleontica, capaci di inabissarsi, di stringere accordi con tutti coloro che sono funzionali ai propri interessi la mafia, anzi le mafie, prospera nonostante tutto. Nonostante il grande lavoro svolto e di cui la Commissione, oggi presieduta da Rosy Bindi, è, di fatto, memoria. Una memoria che ci restituisce la pericolosità sociale, culturale, oltre che criminale, di un fenomeno che continua a inquinare le nostre vite e la capacità stessa di sviluppo di intere regioni meridionali e oggi, anche del Nord d’Italia. Un fenomeno che richiede la costante attenzione soprattutto della politica, come ha spiegato Rosy Bindi nel convegno tenutosi a Montecitorio sui 50 anni di attività della Commissione. Proprio per questo la presidente della Commissione ha annunciato che chiederà che la consueta relazione sia discussa in aula da tutti i parlamentari. Non solo, “come modo degno di celebrare questi 50 anni”, ha spiegato la Bindi, “chiederemo che alcune sessioni parlamentari siano appositamente dedicate alle mafie e porteremo in aula anche singole relazioni su singoli aspetti decisivi”. Tra questi anche quello sul gioco lecito e illecito che, secondo i dati rappresenta per le mafie la seconda voce di entrate dopo la droga.

 
 
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