Commossi ma carichi di entusiasmo. Così più di 6 mila scout dell’Agesci oggi hanno ricordato don Peppe Diana sfilando per le strade di Casal di Principe, dove il sacerdote fu ucciso il 19 marzo 1994. C’era chi cantava, chi portava striscioni - “Il silenzio non fa per noi”, “Non tacerò”, “Il tuo esempio dà forza ai nostri sogni” - e chi camminava in silenzio.
Il corteo è stato intervallato da momenti di riflessione. In mezzo ai bambini e ai ragazzi di più di cento Gruppi scout della Campania e altre regioni, anche i massimi responsabili dell’associazione: il Comitato nazionale, l’assistente ecclesiastico generale, il Capo scout e la Capo guida a dimostrare tutta la stima e la riconoscenza per il sacerdote che dal 1978 e fino alla morte fu capo e assistente spirituale Agesci, ricomprendo diversi incarichi fra cui quello di assistente nazionale del settore Foulard Blanc, dedicato all’assistenza dei malati a Lourdes.
Dopo le tappe a casa di mamma Iolanda e alla cappella dove è sepolto don Diana, nel piazzale antistante il cimitero è stata celebrata la Messa presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza episcopale campana. A seguire, la condivisione di tanti ricordi, per trasformare la memoria in impegno. «Ho conosciuto don Peppe nel 1990, era l’assistente ecclesiastico del mio primo di campo di formazione in Agesci. Il giorno dell’assassinio ne presi atto in silenzio e commentammo l’accaduto con la Comunità Capi: don Peppe era uno di noi, un prete scout», ricorda Vincenzo Piccolo, 40 anni, a lungo impegnato nel Gruppo scout Salerno 3 e oggi Presidente del Comitato nazionale Agesci. «La sua è stata una vita dedicata, come uomo prima ancora che come sacerdote, all’ascolto del più debole, al rifiuto delle logiche “del più forte”, del tacere per paura delle conseguenze, del sottostare perché “è più comodo”. Oggi la sua presenza è ancora viva, le sue parole e le sue scelte risuonano come un monito per noi educatori, ci ricordano che dobbiamo essere vigili sui nostri territori. Ci ricordano che l’amore, la speranza e la giustizia possono essere intramontabili, basta solo crederci e agire».
Il corteo è stato il momento clou di una due giorni (“Il tuo sogno, la nostra frontiera”) di condivisione e riflessione sulla cittadinanza attiva, con workshop su ambiti quali Chiesa, accoglienza, ambiente, disabilità, lavoro, politica e scuola. «Don Peppe sollecitò i cristiani tutti, laici e presbiteri, all’impegno profetico della denuncia. La sua uccisione, lungi dall’interrompere un movimento d’idee e di speranza, è diventata feconda generando presa di coscienza, voglia di cambiamento, coraggio di agire», chiude Vincenzo Piccolo. Un impegno che oggi, ricordando don Diana, si ricollega al passato proiettandosi al futuro.