Tutti (figli, nuore, nipoti) mi dicono che a 73 anni sono ancora giovane! E tutti pretendono che mi metta a servirli come sempre ho fatto: aggiustare, stirare di fino (come sono viziate le mie nuore!) e, soprattutto, metterli a tavola la domenica: ora che è possibile ritrovarsi in presenza, siamo almeno dodici, a tavola. Io mi attivo fino a non aver più forze, poi a tradimento mi assale la stanchezza. E non ce la faccio più neanche a sparecchiare. Ma quanto sono diventata vecchia? E perché me ne accorgo solo io?
RAFFAELLA
Tu ci metti di fronte a un fatto difficile da valutare, cara Raffaella: e cioè quando inizia l’invecchiamento. Proviamo a distinguere tra il sentirsi invecchiare e l’essere riconosciuti “vecchi”. Va da sé che non c’è una “data fissa” in cui si invecchia. La percezione della vecchiaia varia a seconda dei contesti e delle epoche. Chi di noi non ricorda, qualche lustro fa, “nonni vecchi” di appena settant’anni, vestiti di scuro, magari capaci “solo” di sferruzzare? Ma la questione che tu poni alla “Posta del cuore” è ben più seria:c’è uno scollamento – oggi più che mai – tra il “sentirsi vecchi” e il venir riconosciuti tali. E quasi quasi ti pare di vergognartene, quando gli altri (leggi figli, nuore e nipoti) ti ritengono ancora efficiente e tu, invece, ti senti vecchia; lo dici con un’espressione arguta e molto efficace: «a tradimento mi assale la stanchezza».
E cioè: vorresti essere la donna generosa di sempre, capace di occuparti di tutto e di tutti, ben felice di essere utile (e forse indispensabile?) ed è proprio questo che non ti riesce più! Ma non ti sembra una bella notizia? Non ti pare che si può vivere tutto questo con un colpo di allegria? Proviamoci, cara Raffi! Puoi radunare la tua “tribù” e fare una dichiarazione; se vuoi, vestiti elegante, magari con un filo di rossetto e, soprattutto comanda alla tua voce di essere sicura e armoniosa. Che cosa dirai? “Cari tutti, vi ho preparato un bel pranzetto, come ho sempre fatto.
Ma vi garantisco che questi pranzetti, d’ora in poi, richiederanno il vostro aiuto concreto... se ci state. Altrimenti, ognuno a casa sua, io qui con il mio “vecchio” (come lo chiami tu) sto benone, ci diamo una mano a invecchiare bene, non preoccupatevi. Anzi, sapete qual è il bello del diventare vecchi? È imparare a darsi dei limiti, a non sentirsi indispensabili, a lasciarsi aiutare. Vi garantisco che tutto questo può essere un sollievo, una gioia, un nuovo modo di stare insieme. Sapete, invecchiando si impara un po’ alla volta a dare più spazio agli altri”. Se ti prepari a dare una simile “notizia” alla tua gente (con il sorriso, ti prego) insegni che la vecchiaia ha i suoi lati buoni... E fai un dono, specie ai tuoi nipoti!