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venerdì 13 settembre 2024
 
Outing
 

«A 21 anni mi ha detto di essere gay. Gli voglio bene, ma fatico ad accettarlo»

30/09/2019 

Nostro figlio di 21 anni ci ha comunicato qualche settimana fa di essere omosessuale. Sono rimasta colpita da questa rivelazione, anche se altre persone con cui ne ho parlato mi hanno detto che “si capiva” già da molto tempo. Mio marito sembra avere accolto con più serenità di me la notizia, anche se non è facile parlarne tra di noi. Io faccio fatica ad accettare la cosa. Non tanto sul piano del rapporto con lui: è mio figlio, gli voglio bene come ogni madre ama il proprio figlio. Penso a come saranno i suoi affetti, il suo lavoro, le sue amicizie. Penso a lui di fronte alla fede, di cui non parla mai. Poi mi dico che siamo in un contesto aperto e disponibile anche su questi temi. Ma non riesco a trovare serenità.

PAOLA

Cara Paola, in nome di un atteggiamento aperto e, come si dice oggi, politically correct, sembra che temi di questo tipo debbano essere affrontati in modo univoco. E cioè con un’accettazione che chiude ogni possibile riflessione. Come se tutto si riducesse all’alternativa secca tra gay friendly, cioè l’accettazione dell’orientamento sessuale, e omofobia, cioè il suo rifiuto. Penso invece che occorra maggiore sensibilità. Dalle tue parole, Paola, non mi sembra qui in questione l’accettazione dell’orientamento sessuale del figlio, quanto le sue implicazioni. Per un genitore, nascono una serie di quesiti che originano soprattutto dal fatto di non conoscere spesso persone omosessuali nella loro quotidianità. Come vive le proprie relazioni affettive un ragazzo gay? Difficilmente si conoscono di prima mano esempi di persone che vivono una consolidata esperienza di coppia. E il volersi bene tra due persone dello stesso sesso si esprime talvolta con modalità differenti rispetto al volersi bene tra un uomo e una donna. E poi: c’è il rischio di subire discriminazioni o attacchi sul posto di lavoro o in altri contesti di vita? Quali potranno essere le reazioni alla notizia nella cerchia dei familiari, degli amici, magari della comunità cristiana di appartenenza? Non si può negare che il percorso di accoglienza delle persone omosessuali non è ancora consolidato. Più in profondità, un genitore potrebbe vivere questa situazione con difficoltà a causa di una sua identificazione con il figlio, che magari tanto assomiglia alla madre (o al padre), ne condivide tratti del carattere e scelte di fondo. La condizione omosessuale diventa qualcosa di inatteso, non colto in precedenza e forse inconsciamente di negato (in tanti se n’erano già accorti...). Comunque, difficile da integrare nell’immagine che si è sempre coltivata del figlio. Per questo occorre che una situazione come la tua trovi il tempo e le persone giuste perché questi pensieri vengano accolti e trovino il giusto spazio di riflessione. E lentamente, anche nella comunicazione ritrovata con tuo marito, tu possa riconquistare una nuova serenità.

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