Daniele Gigli (a destra), con Laura Corraducci e Franco Casadei
E’ il poeta torinese Daniele Gigli, con “Fuoco unanime” (Joker Edizioni), il vincitore della XXIII edizione del “Premio Camposampiero di poesia religiosa”. Ad assegnarlo è stata la giuria del premio presieduta dalla scrittrice Antonia Arslan e composta dal poeta Alessandro Rivali, il giornalista Sergio Frigo, la storica e archivista Elda Martellozzo Forin e la critica letteraria e docente universitaria americana Siobhan Nash Marshall. Il premio, che ha cadenza biennale ed è considerato il più prestigioso a livello nazionale per il settore della poesia religiosa, quest’anno era dedicato a padre David Maria Turoldo, il religioso servita e grande poeta, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita.
Così recita la motivazione per l’opera di Gigli: “E' un poema alto, felicemente spiazzante, ispirato da una duplice stella polare: quella di Dante e quella di Eliot. Con il suo fuoco, l'autore accompagna il lettore in un viaggio terrestre, ma anche molto celeste. Fuoco unanime è la cronaca di sogni redatto con una lingua nera e lucente come l'ossidiana”. Gigli, 38 anni, archivista documentarista, studioso di T.S. Eliot, s’è imposto con il suo terzo libro di versi. Con “Presenze”, nel 2008 aveva vinto il Premio Diego Valeri.
I tre finalisti assieme al sindaco di Camposampiero, Katia Maccarrone (seconda da sinistra) e Antonia Arslan (seconda da destra)
Seconda classificata è la pesarese Laura Corraducci con "Il canto di Cecilia e altre poesie" (Raffaelli editore) . Insegnante, traduttrice e animatrice culturale nella sua città, ha esordito nel 2007 con “Lux Renova . “L'autrice – precisa la motivazione - racconta la fedeltà dell'amore. La sua Cecilia, martire romana del terzo secolo, patrona della musica e immortalata dal capolavoro in marmo del Maderno, diventa splendida figura della dedizione femminile, è attesa e sacrificio. Sa proteggere e accogliere, è una colomba con ali grandi e cuore di fiamma, una musica che svela il profilo segreto delle cose. La poesia di Corraducci è come il volo di Cecilia, è tutta verticale, senza finzioni. Il canto di Cecilia è un corpo a corpo contro il gelo della storia, ma è anche una poesia che tutto ricapitola e tutto deterge, anche le nostre cicatrici più oscure”.
Ad aggiudicarsi il terzo premio è stato Franco Casadei, che vive e lavora a Cesena, già premiato in molti altri concorsi, con "La firma segreta. Poesie in dialogo con Marina Corradi" (Itaca Edizioni). “Casadei è un medico, abituato al male, abituato a conviverci e combatterlo, ma è anche un poeta che affronta con calda saggezza il male di vivere, la fatica e le gioie di rappresentare le infinite vicende della vita. E' un poeta acuto e raffinato, dotato di un suo personalissimo accento doloroso e pure pacificato, coraggioso nel percepire frammenti di speranza e di fede, attento ai segni dei tempi e sa osservare il mondo oltre gli inganni delle apparenze. In questo singolare libretto ha visto la realtà attraverso dei testi di Marina Corradi, giornalista e scrittrice di talento, facendosi quasi condurre per mano dalla sua prosa, a frapporre uno schermo al reale a rispecchiarsi nella sua visione. Così, con un'operazione stilistica audace, l'autore entra nell'hortus conclusus della scrittura di lei, fra i suoi fantasmi, i suoi rimpianti, la sua religiosità. Lo rivive, lo riproduce e lo fa suo ricavando dei versi e delle immagini toccanti e costruendo quasi delicate sinopie di più vasti affreschi e il lettore viene raggiunto attraverso ritmi essenziali che ripropongono nel linguaggio della poesia nuclei essenziali dei temi di Marina”.
Il “Camposampiero” è uno dei premi di poesia più longevi. La prima edizione risale al 1972. Ideato dall’editore e scrittore cittadellese Bino Rebellato, ha visto la partecipazione nel corso della sua lunga storia di grandi nomi della poesia del ‘900 italiano e ha lanciato giovani scrittori. Tra i vincitori delle scorse edizioni spiccano autori come Italo Alighiero Chiusano, Giovanni Raboni, Davide Rondoni, Enzo Bianchi. E tra i giurati compaiono Mario Luzi, Luigi Santucci, Rodolfo Doni, Silvio Ramat. David Maria Turoldo, che ha presieduto per un decennio la giuria del Premio (dal 1982 al 1992), ha avuto il merito di far convergere l’interesse del mondo accademico e dei cenacoli poetici italiani sulla manifestazione culturale della cittadina veneta che vuole promuovere i valori della poesia, in modo particolare di quella in cui “sia dominante il senso del divino”.