Bella e rabbiosa. Ginevra, giovane mamma di Anna e moglie di Carlo (per l’esattezza seconda moglie), alla grande riunione di famiglia non vorrebbe proprio partecipare. Ma come dir di no ai festeggiamenti per le nozze d’oro di nonno Pietro e nonna Alba, organizzati nella villa di Ischia dove la matura coppia si è ritirata, lasciando gestire il ristorante di famiglia a Carlo e alla sorella Sara? Ciò che mette a disagio Ginevra è la presenza di Elettra, la ex di suo marito, invitata con la figlia adolescente Luna. Prima ancora che gli invitati sbarchino sul molo, Ginevra è già in fibrillazione e ha uno scontro verbale con Carlo. La prima crepa. Una scintilla da cui scaturiranno tante altre fino a far divampare rancori, invidie, paure, tutte quelle verità nascoste che ciascun invitato porta con sé. Colpa di una mareggiata che, impedendo ai traghetti di lasciare il porto, costringerà la numerosa famiglia a una convivenza imprevista. Nei panni di Ginevra il regista Gabriele Muccino ha voluto la brava Carolina Crescentini, prezioso tassello di un nevrotico mosaico familiare che ha provocatoriamente intitolato A casa tutti bene. Il suo undicesimo film, il primo tutto italiano dopo la lunga esperienza negli Usa (e i successi con l’amico Will Smith con titoli come La ricerca della felicità e Sette anime). Per il rientro Muccino ha scelto un film corale, popolato da 16 personaggi comprimari, difficile da gestire, ma tenuto in pugno con maestria. Una storia urticante che cattura e fa riflettere grazie a un plotone di interpreti tutti efficaci in cui spiccano Stefania Sandrelli, Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Sabrina Impacciatore, Massimo Ghini, Claudia Gerini, Ivano Marescotti, Gianmarco Tognazzi, Valeria Solarino, Giampaolo Morelli, Sandra Milo. Mariti, mogli, ex, figli, fratelli, sorelle, zii, cugini, nipoti.
Carolina, come difendere Ginevra che sulle prime sembra isterica?
«È ciò che di lei vorrebbe far credere la ex del marito, che la bolla come stupida. Ma è ovvio che dietro c’è ben altro. Un disagio profondo se, dopo anni di matrimonio e una figlia di sette, lei patisce ancora l’ombra della ex. Qui entrano in gioco le colpe di Carlo, perché in una coppia non si è mai solo vittima o solo carnefice. E Favino in questo è stato bravo, litigare con lui mi è venuto benissimo».
Vuol dire che nel personaggio c’è qualcosa di suo?
«No, ci ho dovuto lavorare su. Un carattere iroso è distante dal mio modo d’essere. Però, come si fa a diventare così? In fondo, anche se lo fa in modo sbagliato, ossessivo, la mia Ginevra cerca solo di difendere il suo ruolo in quella famiglia. Finendo per tirare fuori il lato animale».
In una delle scene più forti, Carlo e Ginevra litigano furiosamente a ridosso del muretto a strapiombo sul mare. Lui, esasperato, pare volerla spingere. Lei si ritrae gridando. Rottura definitiva, solo un passo prima della tragedia. Impossibile non pensare alle troppe violenze sulle donne riportate dalla cronaca, ai femminicidi. Ma è un lampo accecante, perché i due poi rientrano. E riparte la giostra degli altri che si accapigliano a turno per gelosie, denaro, asti, presunti favori. Il tutto però mai sopra le righe. Un flusso di umori in cui ciascuno può ritrovare qualcosa di sé o dei familiari.
Lo spettatore non può non restare a disagio per questa storia a metà tra La famiglia di Ettore Scola e Parenti serpenti di Monicelli. Carolina, a dar retta a Muccino oggi la famiglia se la passerebbe male. Anche per lei è così?
«Io sono cresciuta a Roma, nel quartiere di Monteverde, in una bella famiglia che ha contato e conta ancora tanto per me. Muccino punta il dito contro la famiglia troppo allargata: impossibile far convivere a forza sentimenti, pulsioni, caratteri così diversi. Il senso del lm è nella frase che a un certo punto pronuncia proprio la mia rivale: invidio quelli che ce la fanno, ma che ce la fanno veramente. Non quelli che fanno finta». Impossibile che l’amore coniugale duri per sempre? «Rispondo con le parole di Luana, la fidanzata squattrinata del cugino un po’ pecora nera della famiglia: l’amore vero è continuare ad amarsi anche quando l’amore non c’è più».
(Foto in alto: Ansa. Intervista originale su FC7 del 2018)