Anche se molti studenti, quelli della provincia di Bolzano, sono già sui banchi e alcuni, al Sud, hanno ancora qualche giorno di vacanza, oggi è da considerare il primo giorno di scuola nella maggior parte della penisola. A breve saranno 8 milioni i bambini e i ragazzi delle istituzioni pubbliche e oltre 939.000 delle paritarie ad affrontare un nuovo anno scolastico che inizia con non poche difficoltà.
La “Buona Scuola”, che altro non è che una riforma del “lavoro degli insegnanti” e che non tocca assolutamente ciò che invece andava cambiato come i programmi e i cicli scolastici, entra a regime tra il malumore e le contestazioni.
Finisce l’era delle graduatorie e comincia quella della discussa “chiamata diretta” da parte del dirigente, una delle più importanti novità nel complesso meccanismo delle assunzione e delle attribuzione delle cattedre. Per la prima volta gli insegnanti non avranno l’assegnazione in una scuola in seguito ai punteggi e all’anzianità ma attraverso un sistema che permetterà alle scuole di scegliere, sul territorio, i docenti più adatti al loro bisogno.
Il Governo ribadisce comunque lo sforzo di avere assunto, in due anni, 120 mila insegnanti. Un algoritmo difettoso pare abbia poi causato le note polemiche delle “deportazioni” da Sud al Nord. Altri 30 mila docenti verranno assunti durante l’anno scolastico e il Ministro Giannini nei giorni scorsi ha assicurato l’impegno a far sì che il piano dei trasferimento nelle classi venga completato: «I tempi sono quelli delle prime settimane dall'inizio della scuola, come è sempre stato, con uno sforzo amministrativo gigantesco».
Resta comunque la difficoltà a completare il corpo docenti anche a causa dell’alto tasso di bocciature all’ultimo concorso. Al Nord, in particolare, le commissioni sono state molto severe; il rischio è che non sarà possibile coprire tutti i posti vacanti con professori di ruolo ma bisognerà ricorrere a supplenti.
A chi ha urlato «Vergogna» interrompendo il discorso di Renzi sulla Scuola durante il Festival dell’Unità a Catania, il Premier ha risposto: «Abbiamo assunto più di centomila persone. Certo, non è stato facile, alcuni hanno dovuto lasciare la loro Regione: ma come diceva Don Milani, il bene della scuola non è dei professori, ma dei loro ragazzi».