Trentamila persone sotto il sole di
piazza San Pietro a formare una distesa colorata gialloblù, i colori
delle uniformi delle Misericordie, e biancorossa, quelli dei gruppi
dei donatori di sangue “Fratres”. Sono giunti da tutta Italia
sabato mattina per l'udienza con papa Francesco che ha voluto rendere
omaggio, con questo incontro, ai 770 anni di storia delle
Misericordie d’Italia, presenti ovunque nel nostro Paese.
Un’esperienza secolare che, proprio il 14 giugno di 28 anni fa, San
Giovanni Paolo II definiva testimonianza della “cultura della
carità”. Il Papa è stato salutato dall'arcivescovo di Firenze,
Giuseppe Betori, dal presidente della Confederazione nazionale,
Roberto Trucchi e da quello dei gruppi "Fratres", Luigi
Cardini.
Papa Francesco ha aperto il suo
intervento soffermandosi sulla radice del nome “misericordia”,
parola a lui tanto cara: «Tutto il vostro servizio prende
senso e forma da questa parola: misericordia,
parola latina il cui significato etimologico è miseris
cor dare, “dare il cuore ai miseri”, quelli che
hanno bisogno, quelli che soffrono. È quello che ha fatto Gesù: ha
spalancato il suo Cuore alla miseria dell’uomo. Il Vangelo è ricco
di episodi che presentano la misericordia di Gesù, la gratuità del
suo amore per i sofferenti e i deboli».
Bergoglio ha poi messo in guardia dal
«rischio di essere spettatori informatissimi e disincarnati» della
povertà, «oppure di fare dei bei discorsi che si concludono con
soluzioni verbali e un disimpegno rispetto ai problemi reali». E ha
avvertito: «Troppe parole, troppe parole, troppe parole, ma
non si fa niente! Questo è un rischio! Non è il vostro, voi
lavorate, lavorate bene, bene! Ma c’è il rischio… Quando io
sento alcune conversazioni tra persone che conoscono le statistiche:
“Che barbarie, Padre! Che barbarie, che barbarie!”. “Ma cosa
fai tu per questa barbarie?” “Niente! Parlo!”. E questo non
rimedia niente! Di parole ne abbiamo sentite tante! Quello che serve
è l’operare, l’operato vostro, la testimonianza cristiana,
andare dai sofferenti, avvicinarsi come Gesù ha fatto».
Infine, il Papa ha spiegato come
l'attività di queste due associazioni «si ispira alle sette
opere di misericordia corporale, che», ha detto, «mi piace
richiamare, perché farà bene sentirle un'altra volta: dare da
mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli
ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i
carcerati, seppellire i morti. Vi incoraggio a portare avanti con
gioia la vostra azione e a modellarla su quella di Cristo, lasciando
che tutti i sofferenti possano incontrarvi e contare su di voi nel
momento del bisogno».