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mercoledì 23 aprile 2025
 
LA TESTIMONIANZA
 

«A Enea e Noemi auguro la mia stessa fortuna: crescere circondati dall’amore»

05/05/2023  Dopo il ritrovamento del 3 maggio di Noemi nella culla per la vita di Bergamo, secondo caso in un mese dopo Enea, parla Andrea Cherchi, fotografo e giornalista di Milano, che 54 anni fa è stato adottato da Francesca ed Emilio. «Due genitori straordinari. Loro c’erano nei momenti belli della mia vita»

Andrea Cherchi con papà Emilio
Andrea Cherchi con papà Emilio

Accade di nuovo. Dopo il caso del piccolo Enea consegnato il giorno di Pasqua alle cure della clinica Mangiagalli, mercoledì 3 maggio un’altra bimbetta Noemi è stata trovata nella culla per la vita di Bergamo. Ha suonato due volte il campanello, accanto a lei un biglietto scritto dalla neomamma “vi affido un pezzo della mia vita”.

54 anni fa la stessa sorte toccava anche ad Andrea Cherchi, uno dei fotografi più famosi di Milano. La sua mamma biologica lo teneva con sé per i primi due mesi di vita per poi affidarlo alle cure di un istituto a Como. Lì lo hanno incontrato i suoi genitori di cuore, mamma Francesca e papà Emilio, assistente sociale lei e notaio lui entrambi milanesi città in cui Andrea è cresciuto e tuttora lavora e vive con la moglie e la figlia.

«Io non so chi sia la mia mamma naturale né ho mai sentito il desiderio di saperlo perché sono stato fortunatissimo coi miei genitori» racconta; «negli anni, però, il senso di gratitudine nei suoi confronti è sempre stato ai massimi livelli. Senza di lei non avrei vissuto tutte le cose belle che ho vissuto. E poi cosa dire dei miei genitori adottivi che chiamo così per un tecnicismo perché per me sono solo mamma e papà. Tuttora non so chi sia e non desidero cercarla, sarebbe irrispettoso nei loro confronti, loro che c’erano nei momenti belli della mia vita».

Una delle meravigliose fotografie di Andrea Cherchi
Una delle meravigliose fotografie di Andrea Cherchi

Quando Enea è stato affidato al Mangiagalli Andrea è andato a fotografare la culla per la vita della Clinica e pubblicando la immagini (in copertina) ha accompagnato quel post con poche parole. “Premetto che per me, figlio adottivo, è davvero una grande emozione potervi raccontare questa storia”. La stessa che lo attraversa quando legge il biglietto della mamma di Bergamo: «Le sue parole sono importanti. Si pensa sempre che dietro a queste decisioni ci sia un bisogno di soldi, ma non è così. E anche provare a convincere una donna a tornare sui suoi passi… Una mamma che affida il figlio ad altri ha fatto una scelta molto sofferta, che non è di certo figlia di un’ora o di un giorno».

Della sua esperienza Andrea ricorda poco: «Solo una fila interminabile di lettini in istituto. Anche mia madre sa poco della mia mamma. Di certo quella dei miei genitori è stata una scelta coraggiosa soprattutto perché fatta tra gli anni ‘60 e ‘70 quando ancora era guardata con diffidenza». Oggi mamma Francesca ha 93 anni; papà Emilio è mancato un paio di mesi fa. «Sono genitori straordinari; mio padre era rigido, severo un notaio d’altri tempi, ma è riuscito a capire la mia adolescenza, ad ascoltarla. Sentiva con me i dischi dei cantautori milanesi di allora, non amava il calcio ma mi spronava alla lettura e mi portava in giro per la città mostrandomi gli angoli inediti di Milano, le curiosità… Lui mi ha insegnato a coltivare il bello. Del mestiere di fotografo e giornalista mi diceva sempre “lascia perdere le polemiche che alla fine ti distruggeranno, coltiva il bello”». Ed ecco il progetto artistico di Andrea Cherchi, Semplicemente Milano.

«Lo devo a lui. In quella semplicità il tutto. Mamma… lei è la donna bella e affettuosa a cui voler bene. Ecco perché a questi bimbetti, Enea e Noemi, auguro la stessa fortuna che ho avuto io. Di crescere circondati d’amore. Nella consapevolezza della loro storia, i miei me ne hanno parlato da subito. Rispetto alle mamme biologiche, invece, vorrei dir loro che per queste donne è stata una scelta atroce. Non aggiungete altra sofferenza, non biasimatele anzi lodatele perché tutti i momenti della vostra vita saranno frutto di queste persone che, per amore, hanno portato a termine la gravidanza».

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