Guardi le immagini e ti sembra una docu-fiction. Titolo: l’esondazione di Genova del 2011. Invece è tutto in diretta, anche se è tutto un deja-vu. Ancora acqua e fango, ancora torrenti impazziti pieni di detriti che travolgono cassonetti, auto, vite umane. Ancora le bombe d’acqua che gonfiano gli stessi torrenti: il Bisagno e il Rio Fereggiano, gli stessi che esondarono tre anni fa. Ancora morti e dispersi. Ancora la gente ai piani alti e sui tetti, la corrente elettrica che viene a mancare, i bambini senza scuola, la procura che apre un fascicolo per omicidio colposo, i sommozzatori alla ricerca di altri corpi. Ancora le motivazioni surreali di chi era preposto ad allertare e non ha allertato.
E ancora l’entrata in scena degli angeli del fango, dei volontari con gli stivali e la cerata che raccolgono i cocci di una città ferita, in ginocchio per l’ennesima volta, dopo i 16 morti dell’alluvione del ’70 e le sei vittime di tre anni fa. Dal 45 ad oggi si sono succedute ben 10 tragedie di questo tipo. Senza che si sia mai fatto nulla di efficace. Le cause sono sempre le stesse: la copertura del Bisagno, come una tomba, che data dal 1928; la cementificazione e urbanizzazione selvaggia delle due sponde e delle colline della valle con case, ponti ed argini edificati dentro l’alveo dei torrenti; l’inettitudine delle giunte comunali, che dopo l'alluvione del 1970 hanno commissionato centinaia di progetti mai realizzati , compreso quello del 2002 dell'architetto Spalla, che riapriva la copertura dell’epoca fascista del Bisagno e allargava il letto del torrente in modo da controllare l’esondazione.
Passano le giunte, rimangono le alluvioni, puntuali all'arrivo dell’autunno ligure, da sempre particolarmente piovoso. La cementificazione e la speculazione selvaggia hanno privato il corso dei fiumi della vegetazione che rallenta l’accumulo di fanghi e detriti. A Genova c’è persino una scuola elementare nel punto dove convergono i due fiumi, nel loro letto. Chi era il geologo che ha dato il placet a una follia del genere? Genova è il simbolo di un’Italia che non solo non previene niente ma non fa nemmeno tesoro delle sue tragedie. E mentre altre perturbazioni sono in arrivo, è già montata l’onda di piena delle polemiche per il mancato allarme meteo. Nell’era dei social networks Genova non è stata in grado di preallarmare la popolazione in tempi utili, non ha capito che i temporali potevano essere così devastanti. Come è stata possibile una svista del genere? Chi pagherà per tutto questo?