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sabato 14 settembre 2024
 
Libertà di stampa
 

A Hong Kong si spegne (definitivamente) la luce della democrazia

30/08/2024  Nell’ex colonia britannica, dopo l’editore cristiano Jimmy Lai, in carcere dal 2020, la legge antidemocratica approvata dal governo filo-cinese ha permesso la condanna dei giornalisti Chung Pui-kuen e Patrick Lam, direttori di un importante sito di informazione indipendente

Dopo che il governo autonomo di Hong Kong, ma sempre più controllato da Pechino, ha respinto con toni molto duri una petizione con cui dieci vescovi cattolici di tutti i continenti avevano chiesto al governo della regione amministrativa speciale di rilasciare - senza successo - l’editore, attivista pro-democrazia e cattolico  Jimmy Lai, che a quasi 80 anni è in carcere da 4 anni per la cosiddetta “legge sulla sicurezza nazionale” imposta dalla Cina sulla Città-Stato proprio nel 2020 per via della testata Apple Daily che amministrava, un media poi smantellato negli anni scorsi. Lai rischia una pena di 20 anni fino all’ergastolo. 

A seguito della rapida involuzione delle autonomie e delle libertà è arrivata nelle scorse ore anche la prima condanna per sedizione, ovvero “la volontà di rovesciare il potere costituito”. Per la prima volta dal 1997, da quando l’ex colonia britannica è passata sotto la sovranità di Pechino con la formula “Una Cina, due sistemi”, un tribunale ha dichiarato colpevoli “di cospirazione per la pubblicazione di articoli sediziosi” due giornalisti - Chung Pui-kuen e Patrick Lam -, rispettivamente ex direttore e capo redattore del sito web di notizie indipendente Stand News, ora chiuso, insieme alla relativa società editrice. Pur essendo tra i portali di informazione più letti a Hong Kong e all’estero, la coorte ha ritenuto i giornalisti responsabili di propaganda sovversiva per aver spesso dato copertura favorevole al movimento pro-democrazia che sconvolse la città nel 2019 con le sue manifestazioni di massa.

Chung Pui-kuen e Patrick Lam, dichiaratisi non colpevoli rispetto ai capi d’accusa, ora rischiano fino a due anni di carcere: la pena sarà decisa nell’udienza del 26 settembre. Intanto gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno criticato ufficialmente questa condanna come «un attacco diretto alla libertà dei media ed esempio di un inesorabile deterioramento dei diritti». Stand News, un tempo il principale media online di Hong Kong si era visto la redazione perquisita dalla polizia a dicembre del 2021 e i suoi beni congelati: un metodo spesso applicato per costringere alla chiusura.

Chung di 54 anni e Lam, di 36 sono stati tutti accusati di cospirazione per aver pubblicato testi sediziosi in 17 articoli tra luglio 2020 e dicembre 2021: «Quando un discorso è valutato come avente un intento sedizioso, le circostanze effettive devono essere prese in considerazione e considerate come causa di potenziali danni alla sicurezza nazionale, e devono quindi essere fermate», ha scritto il giudice.

Mentre si svolgeva il processo, la procuratrice Laura Ng ha detto che Stand News aveva agito non come una testata giornalistica ma come una piattaforma politica per promuovere ideologie «illegali» e incitare all’odio i lettori contro i governi cinese e di Hong Kong. Chung ha invece controbattuto in tribunale dicendo che Stand News aveva solo «registrato i fatti e riportato la verità”in forza del principio della pubblicazione di ogni articolo ricevuto per mostrare la massima estensione della libertà di parola», senza incitamento alla violenza e diffamazione. Lam, dal canto suo ha affidato ad una memoria difensiva questo messaggio: «La chiave di questo caso è la libertà di stampa e la libertà di parola. L’unico modo per i giornalisti di difendere la libertà di stampa è di riferire». Aleksandra Bielakowska di Reporter senza frontiere ha commentato la sentenza ammettendo che «questo verdetto crea un precedente molto pericoloso che potrebbe essere utilizzato da Pechino per sopprimere qualsiasi voce indipendente».

 
 
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