Lo “spirito di Assisi” continua a percorrere le strade del mondo. Arriva a Madrid l’intuizione di Wojtyla del 1986 di riunire nella città di Francesco i leader delle religioni per pregare per la pace, non più gli uni contro gli altri ma gli uni accanto agli altri. Per tre giorni (15-17 settembre) la città spagnola è la capitale del dialogo interreligioso. Qui la Comunità di Sant’Egidio e l’Arcidiocesi locale organizzano l’annuale incontro internazionale per la pace, riunendo imam sunniti, sceicchi sciiti e rabbini, patriarchi orientali e vescovi cristiani delle diverse confessioni, monaci buddisti, induisti e di altre religioni asiatiche insieme a personalità della cultura ed esponenti politici, come Josep Borrell, neocommissario agli Esteri della Ue, e il presidente centrafricano Faustin Touadera, che ha annunciato l’abolizione della pena di morte. Centinaia di personalità da oltre 80 paesi del mondo, 27 tavole rotonde dai migranti all’ambiente, dal Medio Oriente agli altri scenari di conflitto.
“Pace senza confini” è il titolo di quest’anno. Ne spiega il significato il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo: «Trenta anni fa cadde il muro di Berlino e la libertà in Europa significò molto per il mondo, che iniziò a guardare al futuro con speranza. Poi la speranza è diminuita, a causa di tante guerre, che ancora esistono, e del terrorismo. Sono sotto nuovi muri, come quello che divide le due sponde del Mediterraneo». Il Papa, nel messaggio ai partecipanti, ha insistito su un tema al centro della sua predicazione: «È folle chiudere spazi, separare i popoli, rifiutare l’ospitalità a chi ne ha bisogno. In questo modo il mondo si rompe, utilizzando la stessa violenza con cui si rovina l’ambiente». «La casa comune – continua Francesco – non sopporta muri che separano, ha bisogno invece di porte aperte». I muri cadono quando sono «assediati» con la preghiera e non con le armi, «con gli aneliti di pace e non di conquista, quando sogniamo un futuro buono per tutti». «La donna e l’uomo credenti – spiega Andrea Riccardi – sono descritti dai testi religiosi come quelli che volgono gli occhi al cielo, oltre i confini. Il cielo non s’imprigiona nelle frontiere».
Francesco ha ricordato il Documento sulla Fratellanza Umana, firmato ad Abu Dhabi dal Papa insieme al Grande Imam di Al-Azhar. Dall’autorevole centro teologico dell’Islam sunnita è presente a Madrid il cancelliere Mohammad Al-Mahrasawi, intervenuto nell’assemblea inaugurale dopo il rabbino capo di Tel Aviv Meir Lau (internato nel lager di Buchenwald da bambino) e il metropolita ortodosso Hilarion, giunto con una folta delegazione russa.
I muri spesso si erigono contro i migranti; erano cinque al termine della seconda guerra mondiale, ben 72 nel 2016. Le frontiere significano le lacrime delle madri che piangono i propri figli, diecimila quelli morti negli ultimi dieci anni cercando di raggiungere l’Europa o l’America. Anabel Hernández Garcia, giornalista messicana, autrice di inchieste sulle connessioni tra narcotraffico e stato, racconta: «Dal 2007 8.195 bambini e adolescenti sono scomparsi in Messico: quasi due bambini desaparecidos al giorno, spesso con la complicità di poliziotti, militari e funzionari pubblici». Pietro Bartolo, il “medico di Lampedusa”, nel raccontare il dramma dei 1.600 bambini annegati nel Mediterraneo «molti dei quali bambini vestiti a festa, con il vestito buono», ha difeso il lavoro delle Ong che operano nel Mediterraneo: «Mi hanno insegnato che chi salva una vita andrebbe considerato un eroe: com’è possibile che oggi a salvare dei naufraghi si venga considerati delinquenti?».
Intanto il cardinal Gualtiero Bassetti ha annunciato una conferenza di tutti i rappresentanti delle conferenze episcopali del Mediterraneo, dal 18 al 23 febbraio 2020 a Bari, cui parteciperà il Papa. «Ha specificato – precisa il presidente della Cei – che non vuole discorsi, ma proposte concrete». Come quella dei corridoi umanitari, elogiati a Madrid dall’Alto Commissario dell’Onu per i Rifugiati Filippo Grandi. Grazie a questo progetto ecumenico, realizzato da Sant’Egidio insieme alle chiese evangeliche, sono già 2.666 le persone giunte in sicurezza in Italia, Francia, Belgio e Andorra, sottratte al traffico di esseri umani e al rischio della morte in mare.
Tanti i testimoni, dal beninese Grégoire Ahongbonon, che si batte per la dignità e la cura dei malati di mente in Africa, a Jacques Mourad, il monaco siriano confratello di Paolo Dall’Oglio. Commuovente la voce di Latifa Ibm Ziaten, musulmana francese, che è stata colpita dall’attentato a Tolosa nel 2012: «Mio figlio ed un mio carissimo amico sono stati uccisi da un terrorista, in realtà un delinquente che si spacciava per profeta. Lui, colui che ha ucciso mio figlio, non è stato un martire ma un assassino». Quella morte le ha fatto sentire l’urgenza di spendersi per l'educazione: «Se un bambino non viene educato, la sua vita sarà un fallimento e sarà una facile preda del terrorismo. Sta a noi portare la speranza nei cuori. Educare i piccoli di oggi per costruire la pace di domani, dobbiamo dare una chance ai giovani». A Madrid sono ad esempio presenti padre Alejandro Solalinde, simbolo dell’aiuto ai migranti in Messico, il beninese Grégoire Ahongbonon, che si batte per la dignità e la cura dei malati di mente in Africa, il monaco siriano Jacques Mourad confratello di padre Paolo Dall’Oglio.
Parlando della situazione irachena, il patriarca Sako ha sottolineato come «i leader religiosi devono interpretare la realtà in modo profetico, per primi usando un linguaggio di pace». Da Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale, l’invito a disarmare le parole: «La Shoah non è iniziata con le camere a gas ma con le battute e con le parole volgari. Si deve intervenire nelle fasi iniziali, quando i messaggi di odio iniziano a circolare sui social. Per parte loro i leader religiosi devono operare sui social per creare una narrazione positiva, per stoppare i discorsi divisivi contro le minoranze». Un impegno che rabbini e imam, pope e cardinali, pastori e monaci orientali, ribadiranno nella grande cerimonia finale di martedì pomeriggio, preceduta dalle preghiere secondo le diverse fedi, gli uni accanto agli altri.