All’Onu Yeb Sano non ci crede più da un pezzo. Perché ci ha lavorato come caponegoziatore sui cambiamenti climatici delle Filippine, il suo Paese, e ha partecipato a diverse Conferenze sul clima come quella, la ventunesima, che si apre a Parigi il 30 novembre. E il risultato è sempre lo stesso: grandi proclami e nessuna decisione concreta. «Quello che mi ha scoraggiato durante tutti questi anni è non aver visto nessun progresso ai tavoli delle Nazioni Unite», dice mentre si riposa a Torino prima di riprendere il pellegrinaggio a piedi che lo porterà nella capitale francese. Sì, perché Yeb Sano ha abbandonato il suo ruolo diplomatico per guidare la variopinta carovana “Una terra, una famiglia umana”, partita il 30 settembre scorso da piazza San Pietro con la Focsiv come promotore. Lo slogan riprende il succo dell’enciclica di papa Francesco, Laudato si’: o ci si salva tutti insieme o saranno guai. Il Pontefice si aspetta molto dalla Conferenza del Clima (COP21) di Parigi. Ha chiesto a gran voce ai potenti della Terra impegni vincolanti e concreti per ridurre l’innalzamento della temperatura del pianeta che è causa, non l’unica, di catastrofi naturali, stagioni anomale (il 2015 passerà alla storia come l’anno più caldo dal 1880 a oggi, avvertono gli esperti), desertificazione e carestie che vanno a colpire soprattutto le popolazioni già stremate dei Paesi più poveri del mondo.
Quello di Yeb Sano, cattolico fervente, 40 anni e due figli, non è il classico colpo di testa di chi a un certo punto decide di passare dall’altra parte della barricata. No, insieme al fratello, che partecipa con lui al pellegrinaggio, nel novembre 2013 ha raccolto i cadaveri delle vittime del tifone Hayan che ha devastato le Filippine, colpendo 14 milioni di persone e uccidendone più di seimila. «Dopo quella terribile esperienza ho capito che dovevo fare qualcosa in più e che i capi di Stato e di Governo non prendono sul serio il cambiamento climatico», spiega. E si è messo in cammino: India, Isole del Pacifico, Australia. E ora nel cuore dell’Europa, dove vibra potente ma inascoltata la voce di papa Francesco. Il testo che guida il pellegrinaggio, al quale partecipano cattolici, non credenti, protestanti, persone che seguono la spiritualità orientale, è proprio la Laudato si’. La leggono, questi viandanti testardi, e la trascrivono a mano, giorno dopo giorno. A Parigi la metteranno nelle mani dei potenti per esortarli a muoversi e fare presto.
«È un testo inequivocabile, che parla chiaro», dice Nadia Gonella, attivista della Focsiv, «la questione ambientale e quella di giustizia sociale sono intrecciate. E offre indicazioni pratiche per cambiare stile di vita». L’obiettivo del pellegrinaggio, che ha fatto tappa ad Assisi, Firenze, Reggio Emilia, Expo di Milano, Vercelli e Aosta, è sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi che saranno discussi a Parigi. «L’attenzione c’è, ho incontrato molte realtà come una cascina ecosostenibile, che sono esattamente quello di cui abbiamo bisogno per il futuro», dice Yeb. Le sue indicazioni per cambiare stile di vita sono semplici: «Meno combustibili fossili, come il carbone e il petrolio, quindi utilizzare meno l’automobile e andare in bici o a piedi, e ridurre lo spreco di cibo, comprandone di meno, se non ne abbiamo bisogno, o scegliendo quello a km zero».
A Parigi dunque non accadrà nulla? «Sappiamo bene quali sono i problemi sul tavolo», risponde Yeb, «spero che gli accordi di COP21 siano vincolanti per gli Stati e chi non li rispetta subisca penalizzazioni. La gente deve sapere che ai potenti non interessa molto il dramma del cambiamento climatico che uccide e rende più poveri».