Ci avevano detto che saremmo tornati a vedere gli spettacoli d’opera come al drive-in. Chiusi in auto, con gli occhi incollati a un palcoscenico lontano, per difenderci dal virus e dal contatto fisico con gli altri spettatori. Il regista Damiano Michieletto, invece, capovolge la situazione. Lui le auto le porta sul palcoscenico e noi spettatori, distanziati gli uni dagli altri, stiamo in tribuna e ci godiamo questo Rigoletto allestito dall’Opera di Roma al Circo Massimo.
Dopo la chiusura dei teatri bisognava ripartire con gli spettacoli di teatro lirico. Spettacoli veri, non in forma di concerto, con orchestra, solisti, coro e azioni sceniche. L’Opera di Roma, che ha dovuto rinunciare al tradizionale spazio delle Terme di Caracalla, ha trovato una nuova casa estiva al Circo Massimo, spazio immenso fra il Palatino e l’Aventino, il più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità e uno dei più grandi di tutti i tempi. Qui è stato realizzato un palcoscenico lungo 40 metri e largo 25. Una pacchia per un regista fantasioso come Damiano Michieletto e per il suo fido scenografo Paolo Fantin.
Per mettere in scena il capolavoro di Verdi a Michieletto bastano 6 automobili e una giostra. Addio alla Corte di Mantova, ai costumi d’epoca e alle gorgiere. Nella visione del regista veneziano, Rigoletto viene ambientato in un torbido e sordido mondo criminale degli anni Ottanta, popolato di gente senza scrupoli. Lo spettacolo diventa una racconto cinematografico grazie a un grande schermo che rilancia le immagini prese in diretta da tre operatori steadycam della Indigo film che si muovono sul palcoscenico. Le immagini in diretta si alternano a una serie di video che raccontano sogni, ricordi, fatti ed emozioni dei protagonisti (soprattutto Gilda), aggiungendo elementi e suggestioni alla vicenda.
“Nello spettacolo”, spiega Michieletto, “è sempre presente una commistione di realismo e visione onirica, sottolineata anche dai filmati in cui vediamo i sogni, i ricordi del passato che svelano passaggi di tenerezza malinconica dolcezza. Un racconto cinematografico che mira a definire nei dettagli i personaggi di quest’opera così innovativa per il tempo in cui fu composta e ancora oggi in grado di impressionarci per il suo formidabile ritmo narrativo”.
L’orchestra suona in uno spazio ampio (50 metri per 10) in cui è garantito il distanziamento interpersonale nel rispetto delle nome di sicurezza. I coristi (solo maschi in Rigoletto) sono disposti ai lati dell’orchestra. Sul podio c’è Daniele Gatti, direttore musicale dell’Opera di Roma, che proprio con Rigoletto ha inaugurato la stagione 2018-19 del Costanzi. Nel ruolo del buffone della Corte di Mantova c’era allora e ritroviamo al Circo Massimo Roberto Frontali, sempre impeccabile nel rappresentare con pochi mezzi, quasi per sottrazione, i tormenti di Rigoletto. Completano il cast Iván Ayón Rivas (Duca di Mantova), Rosa Feola (Gilda), Riccardo Zanellato (Sparafucile), Martina Belli (Maddalena), Gabriele Sagona (Conte di Monterone), Alessio Verna (Marullo), Pietro Picone (Matteo Borsa) e Matteo Ferrara (Conte di Ceprano).
Per la “prima” di giovedì 16 luglio il sovrintendente Carlo Fuortes è riuscito nell’impresa di avere la presenza delle prime tre cariche dello Stato, evento rarissimo, forse unico, per un evento musicale. Oltre al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e ai Presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico, ci saranno alcuni ministri e gli ambasciatori di Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.
Dopo la “prima”, che sarà trasmessa in diretta su Rai 5 con al regia televisiva di Francesca Nesler, lo spettacolo viene replicato sabato 18 e lunedì 20. in tribuna c’è posto per 1.400 spettatori che usufruiranno di quattro ingressi diversi e separati.