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sabato 14 giugno 2025
 
 

A Luciano Scalettari il premio Sodalitas

11/11/2012  L'inviato di Famiglia Cristiana vince il prestigioso riconoscimento giornalistico per un articolo sui bambini delle donne in carcere.

Ha 51 anni. E' un reporter che rivendica il titolo di cronista. Perché ha cominciato a scrivere scandagliando i tanti modi del vivere, del gioire, del soffrire stando il più possibile sui fatti e tra la gente. Luciano Scalettari, di Famiglia Cristiana, ha vinto il premio Sodalitas - Giornalismo per il sociale, il prestigioso riconoscimento annuale assegnato in Lombardia  da una qualificata giuria di esperti agli operatori dell’informazione distintisi per aver approfondito temi di particolare rilevanza sociale e umanitaria. Il premio, giunto quest’anno alla sua decima edizione, si propone di favorire la crescita di una cultura dei media più attenta ai problemi sociali.


Luciano Scalettari ha vinto la sezione dedicata alla stampa per un'inchiesta realizzata nel 2011, titolata Gli orfani bianchi (la si può leggere nei Pdf allegati) che ha analizzato la situazione (storie, diritti, dolore) di chi ha padre o madre in carcere e sconta una pena non meritata né comminata da nessun Tribunale, di soffrire perché non può star accanto a chi li ha messi al mondo. Il forte shock di vedere arrestati uno o entrambi i genitori, l’angoscia di averli in prigione. Le mille difficoltà per poterli vedere. Dei figli dei detenuti, e di chi li aiuta, si parla poco. Eppure, secondo i dati dell’associazione milanese BambiniSenzaSbarre, sono 100 mila, in Italia, e 1,2 milioni in Europa.

Luciano Scalettar ha dato loro voce.  Inviato speciale di Famiglia Cristiana, dal 1994 si occupa principalmente di attualità del continente africano e di inchieste di giornalismo investigativo. Nel 2000 e nel 2006 ha vinto il Premio Giornalistico Saint Vincent, nel 2009 il Premio Ambiente e legalità di Legambiente-Libera. Tra i tanti volumi pubblicati, nel 2002 ce n'è uno scritto con altri due giornalisti di Famiglia Cristiana (Barbara Carazzolo e Alberto Chiara): s'intitola Ilaria Alpi, un omicidio al crocevia dei traffici). Fa parte del pool di gornalisti che hanno ideato e realizzato l’Atlante dei conflitti e delle guerre nel mondo, giunto alla terza edizione.

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Il web è in forte crescita, ma per ora è la stampa periodica quella che dà più spazio al giornalismo sociale: il maggior numero di articoli infatti appare ancora nei settimanali e mensili italiani, rispetto a quotidiani e televisione. Questa, in sintesi, la fotografia che emerge dalla prima ricerca sullo stato del giornalismo di taglio sociale presentata in occasione dell’evento conclusivo del Premio giornalistico di Fondazione Sodalitas.

     L’indagine, intitolata “Il Giornalismo per il Sociale, tra cronaca e responsabilità”, realizzata dalla società indipendente di ricerche e consulenza Astarea, è stata effettuata per celebrare il decimo anniversario del riconoscimento che Fondazione Sodalitas ogni anno assegna a giornalisti e operatori dell’informazione che si sono distinti per aver approfondito temi di particolare rilevanza sociale e umanitaria.

     In questo decennio, sono stati oltre 1.400 i giornalisti coinvolti nell’iniziativa, nata per favorire la crescita di una cultura dell’informazione più attenta ai problemi sociali. «Nell’occasione di un anniversario importante», ha detto Ugo Castellano di Fondazione Sodalitas, «abbiamo deciso di riflettere sull'evoluzione dei contenuti di un settore dell'informazione che ha assunto, nel tempo, un'importanza sempre più tangibile. Lo studio ha evidenziato che il giornalismo sociale spesso è stato in grado, in questi ultimi dieci anni, di individuare i reali ambiti di emergenza della società, e che ha preferito informare piuttosto che stupire, guardando agli avvenimenti con una prospettiva positiva».

     L’indagine è stata realizzata analizzando 342 articoli selezionati dalle Commissioni di valutazione del Premio dal suo avvio fino a oggi. Ossia, circa il 10% di tutti i pezzi pervenuti a Fondazione Sodalitas nel corso degli anni. Un campione, insomma, piuttosto significativo della produzione italiana relativa a questo ambito del giornalismo.

     Quanto ai risultati, è ancora la carta stampata il mezzo che ospita il maggior numero di articoli che riguardano il sociale, specie quella periodica (media degli anni: 42%), seguita dai quotidiani (media 34%) e dal Web (19%).

     Peraltro, lo studio evidenzia che lo spazio delle questioni sociali, nella produzione di notizie on line, aumenta sistematicamente nel tempo (più del 30% degli articoli dal 2010 a discapito della stampa quotidiana che nello stesso anno si attesta al 23%): «Una crescita», commentano gli estensori della ricerca, «dovuta probabilmente anche alla sua maggiore efficacia in termini di tempestività e praticità della diffusione della notizia».

     «Negli ultimi dieci anni», prosegue l’analisi di Fondazione Sodalitas e Astarea, «il giornalismo sociale si è principalmente occupato di tre grandi temi: l’insieme degli argomenti chiamati “Altro da noi” (28%), in cui confluiscono i temi dell’immigrazione, dei Paesi in via di Sviluppo e dei conflitti nel mondo; gli argomenti che riguardano le condizioni economiche (23%), tra cui il lavoro; infine, la salute (20%), che comprende le malattie, il disagio psichiatrico la disabilità.

     Il lavoro, in particolare, guardando al suo andamento negli anni, ha registrato un picco di interesse tra il 2007 e il 2010, in corrispondenza di periodi particolarmente critici per il nostro Paese, a dimostrazione di come il giornalismo sociale possa efficacemente dare voce in tempo reale alle urgenze della collettività.

     Un fenomeno che però non avviene sempre e in tutti gli ambiti. Dall'indagine, infatti, sono emersi come argomenti meno trattati la scuola, la cultura e lo sport (di cui si parla complessivamente nel 6% dei casi), oltre che la famiglia e i diritti civili (10%): una carenza sintomo della scarsa vicinanza della stampa sociale alle agenzie di socializzazione primaria.

     L’indagine si sofferma anche sullo stile: ebbene, chi scrive di sociale preferisce uno stile piano e descrittivo (61%) finalizzato alla comprensione e all'immediatezza, piuttosto che l’uso di figure retoriche (22%), o di toni enfatici (13%). I periodici tuttavia – che per ampiezza, tempo di lettura e lontananza dalla sezione cronaca consentono un uso più libero della penna – utilizzano lo stile piano con minore frequenza rispetto ai quotidiani (52 contro 65%) e al web (68%), il cui orientamento stilistico è ovviamente influenzato dalle esigenze di leggibilità e di massima chiarezza.

     «Quanto più l’articolo tende verso uno stile piano e descrittivo, tanto più il titolo rinuncia a offrire una sintesi chiara e univoca», sottolinea lo studio. «Alla funzione prettamente informativa subentra infatti un’opposta strategia di ricerca di attenzione, che fa leva piuttosto sulla curiosità e sul coinvolgimento emotivo.

     Questa diffusa difformità tra stile dell’articolo e stile del titolo evidenzia, secondo gli analisti, la presenza di un gap tra lo stile del cronista e quello con il quale la testata riassume, fa circolare il pezzo all’interno del giornale e lo promuove ai lettori.

     Il genere giornalistico di gran lunga preferito da chi si occupa di sociale è il racconto (utilizzato nell’82% dei casi) che risponde efficacemente all’esigenza di rappresentare lo svolgimento degli eventi e dei loro protagonisti. In altre parole, nel Giornalismo Sociale prevale l’idea della “presa diretta” sull’avvenimento, a discapito dei commenti (7%).

     Questo approccio è confermato anche dall'intento con cui il giornalismo sociale si rivolge ai lettori: dominante infatti è l'invito a capire e approfondire (67%) anche fenomeni non necessariamente vicini o familiari ma comunque prioritari.

     Da notare anche il fatto che il 16% degli articoli punta a un coinvolgimento diretto del lettore nelle questioni descritte invitandolo a prendere posizione. Un orientamento che nella stampa periodica si rintraccia più di frequente rispetto agli altri mezzi (30% contro la media del 25).

     Infine, meno pietismo, più positività. Oggi, il giornalismo di ambito sociale, nella maggior parte dei casi (63%), dà visibilità a esperienze di segno positivo, piuttosto che negative.

     Qualche parola, in conclusione, su Fondazione Sodalitas, ideatrice del Premio e promotrice della ricerca. La Fondazione, nata nel 1995 su iniziativa di Assolombarda e un primo gruppo di 14 imprese, oggi aggrega oltre 90 imprese, con le quali sviluppa progetti di sostenibilità per l’ambiente, il lavoro, la comunità, il mercato. Si tratta di imprese (che danno lavoro nell’insieme a 800.000 persone) che rappresentano il 30% del Pil nazionale. Fondazione Sodalitas promuove inoltre lo sviluppo manageriale delle organizzazioni nonprofit, e lavora a fianco della scuola formando ogni anno 2.000 giovani al mondo del lavoro.

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