L'Africa che ci piace è la protagonista della Summer School in Geostrategia africana, che, dal 4 al 10 agosto, vedrà 50 giovani a scuola di opportunità imprenditoriali nel continente nero. L'iniziativa – la prima del genere in ambito europeo – che si svolgerà a Villa Buri (via Bernini Buri 99) di Verona, è promossa dall'associazione Africasfriends, si avvale del patrocinio di Uil, Comune e Università degli studi di Verona ed è resa possibile dalla collaborazione con realtà del mondo dell'economia, della finanza etica e del volontariato.
L'Africa, dunque, vista in tutto il suo potenziale di sviluppo, come ha più volte sottolineato la ministra per l'integrazione Cécile Kyenge, che il 4 agosto interviene alla cerimonia di apertura (dalle 17 alle 19). E come asserisce il camerunense Jean-Paul Pougala, relatore d'eccellenza della Summer School. Economista e imprenditore di rango internazionale, Pougala ha dedicato la sua vita al riscatto del suo continente, partendo dalla riflessione che «la dipendenza africana sta anzitutto nel pensiero dominante che ha introitato nella mente degli africani l'idea di essere poveri, arretrati, inferiori».
Ecco allora la geostrategia al posto di una geografia basata sull'indiscussa supremazia dell'Occidente. Ma per invertire la marcia, bisogna valorizzare le competenze intellettuali. «L'obiettivo è guardare all'Africa in modo diverso», spiega Chiara Fraccaroli di Africasfriends, «per non lasciare campo libero a quella visione unilaterale che ci racconta solo le problematiche e le tragedie umanitarie. Certo, ci sono, ma l'Africa è anche altro: è innovazione, è intelligenza, e molti dei suoi Paesi hanno tassi di crescita tra i più elevati. Non a caso i portoghesi stanno espatriando in Angola».
I partecipanti – ragazzi e ragazze – sono per lo più universitari, vanno dai 20 ai 40 anni, ci sono italiani, africani, ma anche belgi, francesi e un canadese. Tutti con un sogno: avviare una propria attività. E il continente nero rappresenta uno sbocco interessante, come avranno modo di testimoniare alcuni imprenditori affermati, tra cui il veronese Tito Tacchella, che ha avviato un centro culturale in Congo.
I docenti spiegheranno gli errori fatti nello sviluppo africano, ma anche i settori in espansione; toccheranno, poi, la questione del trasferimento di tecnologia nei Paesi africani per finire col parlare di migrazioni, fenomeno che rende indispensabile la cooperazione Africa-Europa e viceversa.
Proprio in un'ottica di inter-relazione, gli studenti saranno chiamati a lavorare assieme, fianco a fianco, per ideare un microprogetto imprenditoriale. «Il migliore verrà finanziato», conclude Chiara, «perché la finalità è anche di trovare spazi lavorativi, grazie al supporto delle nostre aziende partner. Non va dimenticato, poi, che implementare progetti imprenditoriali nei Paesi africani significa anche incentivare la pratica del ritorno volontario dei migranti nei Paesi di provenienza».