In classe di mia figlia, terza elementare, il gioco fisso della ricreazione è “fare sesso”. I bambini si strusciano uno contro l’altro emettendo dei suoni simili all’ansimare. È chiaro che non sanno minimamente che cosa voglia dire né diano un’accezione maliziosa alla cosa, ma quando torna a casa e lo rifà col fratellino dicendo che l’ha visto fare ai compagni mi dà un fastidio tremendo.
Ieri sono intervenuta dicendo che di quel che fa a scuola non mi interessa (non è vero, sto pensando di parlarne con le maestre), ma a casa certi giochi io non li voglio più vedere. In realtà, però, non ero soddisfatta dell’intervento ma soprattutto fatico a trovare le parole: non voglio aggiungere più particolari del necessario né far diventare reale qualcosa che per loro ancora non significa nulla.
Mi aiuta? L’intervento deve essere mio o della scuola? Che parole usare?
VALERIA
Risposta di Alberto Pellai
– Cara Valeria, la storia che racconti oggi è più frequente che mai. Accade che i bambini, sin dalla più tenera età, si trovino esposti a immagini e dialoghi, video e sollecitazioni di natura sessuale.
Ne rimangono suggestionati, incuriositi, a volte anche eccitati. Ma dentro alla loro mente non sanno come e dove collocare questo genere di stimoli. Vorrebbero chiedere aiuto e orientamento agli adulti, ma spesso “sentono” che gli stessi adulti non sono disponibili a mettersi in gioco su questi temi, perché ne sono spaventati e imbarazzati. E allora, ecco emergere nel quotidiano comportamenti sessualizzati che implicitamente permettono di dire con i gesti ciò che i bambini non riescono a dire con le parole.
Il gioco del “fare sesso” ha una duplice spiegazione: da una parte serve a dire “nel nostro territorio sono arrivate informazioni, visioni, sollecitazioni” impossibili da comprendere e a cui non sappiamo dare senso.
Dall’altra, serve a chiamare sulla scena gli adulti affinché si facciano carico di quell’educazione affettiva e sessuale che oggi serve più che mai e che quasi nessuno mette a disposizione dei più piccoli. Parla con le maestre, invitale a parlare con i bambini di affetto e sessualità, spiegando che questa dimensione della vita è delicata e bellissima e come tale va trattata. Mentre il loro gioco serve solo a “mal-trattarla”.
Chiedi di leggere con loro libri come Ti racconto di te e di noi di Pediatra Carla (De Agostini ed.) o L’amore cos’è che ho scritto con B. Tamborini (Mondadori). Tutti noi adulti dobbiamo oggi imparare a inserire questo tema nel nostro progetto formativo di genitori e di educatori perché i nostri figli sono immersi in un mondo dominato dalla pornografi a, come spiega molto bene anche Lilli Gruber in Non farti fottere (Rizzoli), la cui lettura è oggi più che mai necessaria.